«Noi non facciamo lusso, ma moda», dicono Stefano Gabbana e Domenico Dolce che in realtà sono a pieno titolo tra i primi player internazionali del lusso. E per spiegarsi meglio, subito dopo aggiungono: «Il lusso per definizione è una cosa rara che non si trova facilmente… solo una minima parte di quello che produciamo ha queste caratteristiche. E questo vale per tutto il mercato della moda di fascia alta». Ma lasciando perdere le disquisizioni sul lusso, il duo della moda italiana continua ad avere il vento in poppa. «Per il prossimo esercizio fiscale, che chiuderà a marzo 2004 è prevista una crescita media minima del 10%, anticipa Cristina Ruella, direttore finanziario della maison Un andamento che ha caratterizzato anche il primo semestre, concluso a settembre». Dai 214 milioni di euro del 2001 il brand è passato ai 475 del 2003 (l’anno fiscale si è chiuso lo scorso marzo) segnando un +49,5% e un utile netto passato ai 41,4 milioni di euro dai 23,3 precedenti.
Vediamo cosa ne pensano i due creatori e imprenditori.
Come giudicate questa crisi?
«Non ci sembra peggiore di altre che abbiamo già vissuto, come quando siamo nati come marchio nel 1984 o quando siamo stati riconosciuti dal mercato, sette anni dopo.. ci siamo abituati a questi alti e bassi. In questo momento, certo, non dormiamo sugli allori, ma stiamo andando bene e ci riteniamo fortunati, visto quello che succede all’esterno».
Che aspettative ci sono?
«Non è un clima tranquillizzante, ma la moda è ancora un’area in cui la gente si rifugia in momenti di crisi».
Voi viaggiate tanto. Che aria fiutate in giro? La gente a cosa è attenta?
«Soprattutto al rapporto qualità-prezzo. E’ un’esigenza che ci ha portati a creare una forbice nelle nostre collezioni tra i prodotti basici, che costano relativamente poco, e i prodotti molto moda che hanno un maggior valore aggiunto e quindi un prezzo più alto. E poi è cambiato il modo di vestirsi e di vivere. L’abbigliamento deve avere una funzione d’uso: ci sono abiti per andare in ufficio e abiti per la sera».
Nonostante la crisi voi continuate a registrare tassi di crescita interessanti. A cosa è dovuto?
«Siamo ripagati dal pubblico finale a cui piace quello che proponiamo. Il segreto del nostro successo, forse, è che riusciamo a cogliere e interpretare le voglie delle persone. Ci accorgiamo dei cambiamenti perché a noi piace vivere la città, uscire, camminare per strada, andare nei negozi, nei ristoranti, nei bar. E la gente non ha più un solo stile: oggi si veste in un modo, domani in un altro, dopodomani in un altro ancora. Lo traduciamo nelle collezioni, col nostro punto di vista».
Estratto da Affari & Finanza del 24/11/03 a cura di Pambianconews