Casa, automobile, famiglia, stile di vita. Chi vuole le chiavi del mercato cinese deve partire dalla quotidianità. Dall'osservazione della nuova quotidianità del Paese più interessante e inquietante del mondo. E vedrà case rifinite con complementi di arredo occidentali. Vedrà cinesi che la paura della Sars, ma anche un migliore tenore di vita, ha fatto scendere dai mezzi pubblici e salire su automobili di marca occidentale, equipaggiate con componenti prodotti sul posto. Vedrà cinesi che iniziano a viaggiare per turismo e che, al ritorno in patria, non disdegnano di replicare a casa propria atmosfere, sapori, stili appresi in Europa.
«Si incominciano a fare scelte coerenti rispetto alle caratteristiche del mercato» dice Antonio Laspina, direttore dell'ufficio Ice di Pechino. Si percepisce il cambiamento dei modelli di comportamento cinesi, e la necessità di essere sul posto per intercettarli.
Adesso c'è il culto dell'abitazione, poi sarà la volta degli stili di vita e dell'alimentazione di qualità. «E noi, dice La spina, dobbiamo essere pronti a costruire la nostra presenza per quando ci sarà richiesta di prodotti di qualità». Superando i timori legati alla violazione della proprietà intellettuale. Non solo perché la Cina, con l'ingresso nella Wto, si è data una serie di regole. Ma perché, nei fatti, la lotta alla pirateria industriale sta facendo passi in avanti. Ci sono le aziende occidentali prudenti, che registrano i loro marchi in Cina creando le basi per una protezione legale. E ci sono le aziende cinesi di successo che hanno visto i propri marchi copiati e contraffatti in patria. è questa beffa, probabilmente, la molla decisiva che sta mettendo in moto le autorità. Come quelle che hanno imposto a una boutique cinese, che operava in un department store sotto le insegne di una famosa casa di moda italiana, di sostituirle con più oneste e genuine insegne cinesi.
Per le aziende italiane che comprendono la necessità di servire direttamente il nascente mercato dei consumi rimane però un ostacolo molto alto da superare: l'assenza di un sistema distributivo al quale appoggiarsi. Gli operatori del made in Italy non possono contare su una distribuzione organizzata, come Carrefour per i francesi, o Metro per i tedeschi. «La soluzione potrebbe passare, dicono alI'Ice di Pechino, attraverso la creazione di parchi commerciali, gruppi di negozi guidati da mani italiane».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 18/11/03 a cura di Pambianconews