La moda e il design made in Italy tengono botta alla crisi. E in Borsa i portabandiera dello stile tricolore sono andati meglio di tutti gli altri. La dimostrazione arriva dalla banca d’affari milanese Tamburi & Associati, che da sempre ha creduto nelle grandi potenzialità delle aziende nostrane che hanno un quid in più rispetto ai loro concorrenti internazionali.
«Siamo partiti per verificare se davvero, spiega Alessandra Gritti che ha condotto il lavoro insieme a Marco Cascino, esiste una connessione tra performance di Borsa e grado di notorietà/internazionalità dei marchi di società quotate. E ne abbiamo avuto la conferma».
Primo step. Sono state selezionate tra le società iscritte al listino, le 21 più vicine all’identikit di base. «Il concetto di made in Italy che ci ha guidati, spiega ancora Gritti, prescinde da definizioni filosofiche che tendono a identificarlo con uno stile di vita o una espressione del buon gusto italiano. Ma si riferisce a prodotti culturalmente ideati e creati nel nostro Paese, che appartengono a specifici settori riconosciuti in tutto il mondo come tipicamente italiani». Non a caso tra i magnifici 21 che Tamburi & Associati ha considerato per costruire il Made in Italy Index ci sono Bulgari, Benetton, It Holding (gruppo del lusso guidato da Tonino Perna), Luxottica, Mariella Burani, Marzotto, Stefanel e la Tod’s di Diego Della Valle. E, sul fronte design, Ducati, Giugiaro Pininfarina e Targetti. Nell’alimentare Campari. Secondo step. Costruito l’indice delle griffe tricolore, lo hanno confrontato con l’andamento degli altri tre ‘’ufficiali’’ della Borsa: il Mibtel, il Mib 30, e il Numtel. Molto significativo il periodo preso in considerazione: da settembre 2000 a settembre 2003. Come dire, dal boom allo sboom di Borsa.
«Ebbene, raccontano da Tamburi & Associati, nei tre anni considerati, il Mibtel ha perso il 42,82 per cento, il Mib 30 il 46,85 e il Numtel addirittura l’81,58 per cento. Dal canto suo, fatti i debiti calcoli, il Made in Italy Index, nel suo insieme ha lasciato sul terreno quasi due punti in meno rispetto al Mibtel, quello cioè che è andato meno peggio tra gli indici ufficiali.Che i marchi made in Italy, forti e riconoscibili, funzionano, lo dimostra ancora lo studio di Tamburi. Una conferma di questa teoria è che i risultati delle società che all’interno del nostro indice presentano le maggiori dimensioni, nonché i marchi più prestigiosi nell’ambito del settore analizzato, presentano valori ancora più elevati rispetto a quelli medi di settore». L’indice, dunque, deve la sua crescita ai marchi ‘’forti’’ come Bulgari (+52%), Benetton (+47%), Luxottica (+30,47%), Tod’s (+31%), che presentano business solidi e hanno sviluppato strategie di crescita di successo. Conclusione: al di là dei risultati economicopatrimoniali, il mercato attribuisce un valore al brand, al posizionamento e al carattere di unicità tipico di molte aziende nazionali.. E in Italia, di marchi che hanno queste caratteristiche ce ne sono tanti. Non solo in Borsa.
Estratto da Affari & Finanza del 17/11/03 a cura di Pambianconews