La trattativa con il vertice di Ppr (Pinault-Printemps-Redoute), terzo gruppo mondiale del lusso, è stata aspra ed è durata quasi un anno. La fine è nota: Domenico De Sole e Tom Ford hanno annunciato, il 4 novembre scorso, il mancato rinnovo del loro contratto con la holding di François Pinault. «E' la fine di un'epoca» hanno commentato molti addetti ai lavori. Dietro le quinte, nei salotti ovattati dove lusso e potere vanno a braccetto, è infuriata una battaglia senza esclusione di colpi. L'ex-avvocato fiscalista di origine calabrese, ora cittadino americano, e lo statuario stilista texano, artefici del risanamento del marchio Gucci e autentiche leggende nel mondo della moda, durante la trattativa hanno affiancato al loro avvocato un consigliere e supervisore di gran classe.
Si chiama Michael Zaoui ed è a capo del settore Fusioni e Acquisizioni europee della banca d'affari americana Morgan Stanley. II negoziato verteva soprattutto su due punti. De Sole e Ford volevano scorporare il marchio Gucci dal Gucci Group per arrivare a una quotazione in Borsa a cavallo fra il 2005 e il 2006. De Sole pretendeva poi che, in modo morbido e senza scosse, Tom Ford diventasse il suo successore all'interno del gruppo. Voleva garantirgli in avvenire la carica di CFO (chief financial officer). François Pinault, affiancato dal figlio omonimo e da Serge Weinberg, presidente di Ppr ha fatto muro. Per lui queste erano pretese inammissibili.
Ai malumori della Ppr, che ha visto il suo titolo perdere quasi due terzi del suo valore borsistico nell'arco dell'ultimo anno, si sono aggiunte richieste di remunerazione da parte di Ford e De Sole giudicate «inaccettabili» dal top management del gruppo. Infine la richiesta di totale autonomia da parte del tandem creativo-manageriale in uno scenario mondiale in cui i marchi del lusso arrancano è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il funambolico Zaoui, che parla cinque lingue e ha tre lauree, più un master a Harvard, ha messo a dura prova il suo Blackberry, il computer palmare che manda e riceve email. Il divorzio è stato annunciato in pubblico con grande fair-play e una punta di autentica malinconia.
Cosa faranno Dom e Tom, come sono stati soprannominati dalla stampa anglosassone? Hanno guadagnato decine di milioni di dollari in questi anni, fra stock-options e stipendi e hanno ancora un bel pacchetto di azioni da liquidare. Non sono tipi da ritirarsi alle Hawaii, con un Martini in mano. «Cosa fa quando non lavora?» hanno chiesto una volta a Tom Ford. Ha risposto: «E' molto semplice. Lavoro».
Estratto da Affari & Finanza del 10/11/03 a cura di Pambianconews