I marchi del lusso più conosciuti nel mondo e da diversi anni si fanno un'agguerrita concorrenza. Ora, con l'uscita di Domenico De Sole e Tom Ford dall'azienda fiorentina, Prada potrebbe allungare il passo? Lo chiediamo a Patrizio Bertelli,
fondatore, insieme a Miuccia, di Prada.
Signor Bertelli, i rivali della Gucci hanno perso due pesi massimi come De Sole e Ford. Prada ne trarrà beneficio?
«Non credo, preferisco un mercato concorrenti forti, è uno stimolo a migliorare sempre più. Spero che De Sole, Ford e i francesi di Ppr ci ripensino».
Pensa che il marchio e l'azienda Gucci risentiranno di questa scelta traumatica?
«Se sono arrivati al punto di rottura, da parte dei francesi può esserci la convinzione che i due manager non siano indispensabili. Ma è altrettanto evidente che la Gucci di oggi è l'espressione di De Sole e Ford. La loro impronta è fortissima».
La sua ricetta per lanciare o rilanciare un marchio?
«Partire da un'idea-prodotto e costruirgli attorno un'attività di comunicazione e marketing. Ma senza un supporto industriale forte è tutto inutile. Senza consegne e senza qualità non si colpisce il pubblico».
Cosa avete fatto per combattere la crisi del 2002 e 2003?
«Con un mercato in crisi bisogna concentrarsi sul proprio business e fare maggiore efficienza. Prada ha tagliato i costi drasticamente negli ultimi due anni e i risultati ora cominciano a vedersi. Il mercato è un animale che va gestito».
Come chiuderete il 2003 dopo i mesi bui della guerra e della Sars?
«I ricavi saranno molto vicino a quelli del 2002, il margine operativo si attesterà a circa 200 milioni mentre a livello di utile netto avremo un balzo da 27 a circa 50 milioni. In più i debiti finanziari netti scenderanno da 943 a 650 milioni di euro».
Estratto da La Repubblica del 6/11/03 a cura di Pambianconews