Nino Cerruti è sereno: da quando ha ceduto la sua griffe al gruppo Finpart si dedica anima e corpo all'azienda di famiglia. MFFashion l'ha intervistato.
Come vede il problema Cina?
Negli anni 50 la Gran Bretagna ha sottovalutato l'Italia, con la conseguenza che il tessile inglese è poi diventato marginale. Se oggi guardiamo alla Cina sottovalutandola e pensando che non produrrà mai qualità, commettiamo un grave errore. Dobbiamo invece prepararci al fatto che sta arrivando e che arriverà anche la qualità. Poi ognuno dovrà decidere singolarmente come reagire a questa situazione. D'altra parte il problema dei costi e della concorrenza è universale: noi temiamo i cinesi, ma già oggi la Cina teme il Pakistan che produce a più bassi costi. Non si è mai visto, infatti, che non ci sia qualcuno in grado di fare un prezzo più basso di te. La soluzione non può essere quindi la guerra dei prezzi. Se sei migliore, invece, non importa qual è il tuo distacco dal secondo: quello che conta è vincere, essere il migliore a fare quanto il mercato richiede.
Come bisogna muoversi per restare competitivi?
Innanzitutto è necessaria la comprensione dei fenomeni a monte; poi bisogna rendersi conto che i problemi industriali sono diversi. Basti pensare che la delocalizzazione nella confezione è meno difficile che nel tessile di alta qualità.
Qual è la strada che devono percorrere le imprese tessili?
Non esiste una strada valida per tutti. La soluzione è comunque quella che ti conserva attuale nei confronti del mercato. Ci sono molti modi per riuscirci. Da fare al meglio quello che hai sempre fatto sui tuoi mercati tradizionali a realizzare prodotti nuovi per allargare i tuoi mercati. Le strutture produttive in ogni caso devono essere alimentate in modo regolare e quanto sta succedendo oggi ne ha ridotto l'efficienza perché dai mercati arrivano ordini spezzettati. In altri casi il calo dei volumi comporta il rischio di una rottura dell'equilibrio economico aziendale. Non c'è, ripeto, una strada valida per tutti, ma bisogna dire che non si può comunque comportarsi e ragionare come prima perché il prima non ritornerà più.
A cura di Pambianconews