Non veste necessariamente griffato Vittorio Tabacchi. «Compro abiti e accessori che mi piacciono e soprattutto che mi stanno bene» racconta il presidente del gruppo Safil di Padova. E non frequenta feste e locali con parterre di modelle e vip: appena può scappa dai vecchi amici dei Cadore. Eppure, questo signore dal viso rubizzo d'antico stampo è riuscito a compiere un piccolo miracolo: mettere d'accordo Francois Pinault, numero uno del gruppo Ppr, e Bernard Arnault, gran patron di Lvmh, gli eterni duellanti del mondo del lusso. I quali, per il ricco settore degli occhiali, hanno messo nelle mani di Tabacchi i marchi più preziosi, da Gucci a Dior, per citare le star delle rispettive scuderie. Anche Giorgio Armani, ignorando possibili rivalità nel prèt-à-porter con Achille Maramotti della Max Mara, altro cliente di Tabacchi, ha divorziato nel maggio scorso dalla Luxottica di Leonardo Del Vecchio per portare in dote alla Safilo un contratto di licenza produttiva e distributiva per gli occhiali Giorgio Armani ed Emporio Armani che vale circa 220 milioni di euro l'anno.
Risultato: oggi il gruppo di Padova, che punta a chiudere i conti 2003 con 1 miliardo di euro di fatturato consolidato, è leader, con una ventina di nomi, nel settore delle licenze di alta gamma, alle quali proprio in questi giorni si è aggiunta quella di Boucheron (sempre della famiglia Gucci) per una linea di occhiali-gioiello prodotti e distribuiti dalla Safilo.
E per chi le licenze le conta e non le pesa, nella classifica dei primi cinque produttori di marchi terzi stilata dalla società di consulenza Pambianco Strategie di Impresa, la Safilo di Tabacchi lotta a testa a testa con la tedesco-cinese Metzler International, tallonata nell'ordine dalla Luxottica (che resta il maggiore produttore europeo e che da luglio si è aggiudicata anche Prada), dalla Marcolin (che ha conquistato la Montblanc e dal 2004 aggiungerà la Timberland) e dalla De Rigo.
Le strategie di sviluppo per Tabacchi e il suo amministratore delegato Roberto Vedovotto prevedono una crescita soprattutto attraverso l'acquisizione di licenze di particolare prestigio, che portano fatturato, non comportano spese di acquisto e soprattutto consentono di mantenere le distanze dai nuovi temibili concorrenti del made in Italy: i cinesi. «Mi rendo conto che all'inizio li avevo sottovalutati» commenta Tabacchi, che oggi è quasi pentito di non aver accettato, anni fa, di rilevare la Metzler International. Il risultato è che la società tedesca è entrata nell'orbita del colosso cinese Moulin international holding di Hong Kong, che poi ha rilevato anche le italiane Filos e United optical, ribattezzate Metzler International Italia. La Moulin a metà ottobre 2003 ha comperato dal gruppo tedesco Rodenstock la Nigura Optik, una mossa che porta in dote i marchi Reebok, Feraud, Nigura ed Enjoy.
Estratto da Panorama del 24/10/03 a cura di Pambianconews