A cent'anni dalla nascita il gruppo Binda Italia, produttore storico di orologi Breil e Wyler Vetta, e recente di gioielli, entra nella pelletteria, dichiara guerra aperta alla contraffazione e si appresta ad affrontare nuovi mercati e ad aprire nuovi negozi. «Iniziare con la pelletteria è un naturale sviluppo della nostra evoluzione, spiega Marcello Binda, amministratore delegato della società-fa parte della progetto di riposizionamento e della campagna di personalizzazione del marchio che abbiamo iniziato nel 1993». Ma non è un po' rischioso passare dagli orologi alle borse? «Direi di no, il nostro marchio oggi abbraccia varie categorie, che peraltro si possono trovare tutte assieme nei punti vendita monomarca. Le borse sono realizzate con pelle e pigmenti di acciaio per sottolineare la continuità del prodotto con i gioielli e l'orologio».
Binda ha chiuso il 2002 con un fatturato di 150 milioni di euro (+30% rispetto all'anno precedente) e prevede quest'anno di crescere ancora del 20% e di superare 180 milioni di euro. «I nostri numeri sono più che confortanti. Nonostante la crisi che affligge il mercato dell'orologeria che nel 2002 ha perso il 6% come volume d'affari e nel primo quadrimestre del 2003 raffrontato con l'anno precedente l'11%, noi continuiamo a crescere», aggiunge Binda. Tra i progetti ci sono l'aumento di punti vendita che attualmente sono cinquemila in Italia e millecinquecento all'estero e la crescita dei monomarca nelle capitali per il momento di proprietà poi in franchising. Recentemente è stato aperto il secondo negozio a Milano, poi sarà la volta di Barcellona e Londra.
Estratto da Affari & Finanza del 20/10/03 a cura di Pambianconews