Occhiali made in Italy in passerella a Parigi, all'Istituto italiano di cultura: splendide modelle hanno mostrato il meglio di un settore nel quale l'Italia è leader ma che soffre il tarlo della contraffazione. Sulla prestigiosa passerella allestita nel salone da ballo dell'Istituto di cultura, il pubblico parigino e italiano ha potuto ammirare le nuove collezioni primavera-estate 2004. Con modelli, solo per citarne alcuni, di Armani, Ferragamo, Krizia, Ferré, La Perla, Persol, Dior, Fendi, Gucci, Bulgari, Furla, Dolce e Gabbana e Ray-Ban.
«Il settore dell'occhialeria, spiega Cirillo Coffen Marcolin, presidente dell'Anfao, l'associazione nazionale dei fabbricanti articoli ottici, ha chiuso il 2002 con un fatturato di 1.859 milioni (più 1,2%) e un valore complessivo delle esportazioni pari a 1.562 milioni (più 2%)». Nei primi sei mesi di quest'anno, l'export è stato inferiore del 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2002, le importazioni sono calate dell'11,6 per cento. Ma è la contraffazione la vera piaga del settore. In Italia, secondo i dati diffusi dall'Anfao, nel 2001 il giro d'affari dell'occhiale da sole falso è stato di 120 milioni. Secondo altre stime più conservatrici, basate su sequestri operati dalle forze dell'ordine, ci si aggira intorno a 45 milioni.
Nel settore moda e abbigliamento i prodotti contraffatti e illegittimamente commercializzati rappresentano circa il 20% delle vendite sui mercati mondiali, pari a 90 miliardi di dollari. L'assassino c'è, e non è il solito maggiordomo. Il 70% della produzione mondiale di merce contraffatta proviene dal Sud-Est asiatico (Thailandia, Cina, Corea, Taiwan) e il 60% dei falsi sono destinati ai mercati europei. Curiosa l'ultima invenzione cinese: il marchio CE sugli occhiali. Che non significa Comunità europea, ma China export. L'Italia, per quanto è possibile, si sta attrezzando. Per la campagna anticontraffazione, ha annunciato il viceministro delle Attività Produttive Alfredo Urso, saranno stanziati in Finanziaria 125 milioni, mentre 400 milioni andranno alla promozione del made in Italy. Tanto per far conoscere un po' meglio nel Far East quali sono i modelli da imitare.
Estratto da Finanza&Mercati del 18/10/03 a cura di Pambianconews