Per Pasquale Bruni la Cina non è mai stata così lontana: i vantaggi derivanti dalle capacità tecniche della manodopera italiana superano di gran lunga quelli connessi al basso costo del lavoro dei Paesi in via di sviluppo. Infatti entro la prossima primavera sarà inaugurato a Valenza Po, nel cuore del più noto distretto orafo italiano, il nuovo stabilimento: 4mila metri quadrati per un investimento di 7 milioni, macchine comprese. «C'è un'innegabile sofferenza del mercato e del distretto valenzano, osserva Alessandro Bruni, amministratore delegato della società e figlio ventinovenne del titolare: questo forse accelera il decentramento di alcune produzioni in Cina, ma non è il nostro caso».
L'anno scorso l'azienda, che conta 120 addetti, ha fatturato 22 milioni (55% all'estero) con 303mila euro di utile netto. Per quest'anno stima una crescita dei ricavi del 6%, mentre l'utile dovrebbe aumentare del 30 per cento. Il marketing è uno snodo centrale per il marchio: nel 2002 ha investito 3 milioni, circa il 15% del fatturato. Le collezioni sono presenti in circa 350 punti vendita nel mondo, di cui tre monomarca di proprietà (uno a Milano e due a Tokio). Il colpo di freno del lusso ha impattato in profondità sul settore e ha costretto molte società a rivedere strategie e piani di sviluppo. «Anche noi, dice Alessandro Bruni, abbiamo dovuto rivedere la nostra e riqualificare la presenza negli Stati Uniti: siamo presenti nei department store ponendo la massima attenzione al controllo dei valori del nostro marchio. Per questo motivo puntiamo al contemporaneo sviluppo del canale indipendente».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 13/10/03 a cura di Pambianconews