Il deprezzamento del dollaro rispetto all'euro, che ha penalizzato le vendite verso gli Usa, e l'emergenza Sars che ha bloccato gli scambi con l'Oriente, hanno contribuito a un pesante calo dell'export. «Usa e Sud-est asiatico rappresentano il 40-45 per cento del totale delle esportazioni di fascia alta», conferma Carlo Pambianco, presidente della Pambianco Strategie di Impresa specializzata nel settore moda: «Percentuale scesa del 5-10 per cento nel 2002». I dati parlano chiaro. L'anno scorso le vendite oltreconfine di prodotti in pelle sono calate del 9,8 per cento, quelle delle calzature del 6,2 per cento. Un colpo non indifferente se si considera che la maggior parte dei grandi stilisti realizza una fetta crescente del fatturato sugli accessori. Un esempio? Il marchio Gucci, per il quale le vendite di borse e scarpe ammontano ormai al 50 per cento del giro d'affari.
Al contrario s'impennano le vendite dei gruppi di moda a basso prezzo come Zara e H & M (nel 2002 il loro fatturato è cresciuto del 20 per cento circa). «II secondo trimestre del 2003 può essere archiviato come il punto di minimo nel ciclo congiunturale», spiega Mario Boselli, presidente della Camera nazionale della moda. Che prevede però un deciso miglioramento per il 2004.
Come reagiscono, allora, i grandi del made in Italy a questo scenario? «Prima di tutto con una esplosione di colori», risponde la giornalista di costume Anna Piaggi. Per correre ai ripari i designer sembrano infatti essersi messi d'accordo su una strategia stilistica comune. Prima regola: bandire dalle passerelle il nero, sinonimo di eleganza, ma anche di tristezza.
Estratto da L'Espresso del10/10/03 a cura di Pambianconews