Le sfilate impazzano, la carovana da Milano è salita in Francia con la solita girandola di colori e di nomi. Ma dedicare ai rivali una parola su dieci che rivolge ai prodotti Lvmh, per Bernard Arnault, sarebbe un considerarli. Grandeur oblige, ma non soltanto: il primo azionista e presidente operativo (Pdg) di Louis Vuitton Moet Hennessy spiega il gigante mondiale del lusso sempre a partire da finiture e dettagli. Puro artigianato di ritorno, coniugato con Borse e debiti, congiuntura e crisi globali.
Per Gucci il trimestre aprile-giugno è stato #'il peggiore del decennio''. è stato così anche per voi?
«Non penso sia stato il più brutto. Il turismo recupera (ma tornerà su livelli normali l'estate prossima), l'euro è sceso poi s'è rafforzato, ma credo debba rallentare. Spero che il mondo abbia davanti un annodi tranquillità, mane dubito»
Il titolo Lvmh è tra i migliori di settore. Cosa prevede per gli azionisti?
«Il mercato ci riconosce gli sforzi. è importante raffrontare società e prodotti per capire i grafici azionari. In generale il comparto recupera lento, ma io guardo al nostro obiettivo quinquennale: raddoppiare taglia, utili e valore dell'azione».
Quali marchi non venderebbe mai?
«Non cederei mai l'85% dei nostri marchi, specie quelli con più tradizione. Prendiamo Louis Vuitton, è un marchio fantastico e dobbiamo coltivare gli altri allo stesso modo, come fu per Dior: Galliano vi arrivò nel '96, oggi è la nostra società che corre di più».
II made in Italy resisterà al pericolo Cina?
«Siete un grande paese nel lusso, grazie ad artigianato e flessibilità. Avete marchi fantastici come Armani e Ferragamo. Per i minori, la competizione credo si risolverà con uno spostamento italiano nella fascia più alta: non si può rifare Armani in Asia».
Vedi tabella che segue
Estratto da La Repubblica del 10/10/03 a cura di Pambianconews