I produttori di abbigliamento casual e sportivo italiano guardano all'India. E' un buon bacino produttivo, ancora poco sfruttato. «L'india è un ottimo mercato per far produrre capi sportivi, camicie e tutto quanto è fatto in cotone». Ne è fermamente convinto Alessandro Bastagli imprenditore fiorentino, presidente di A.Moda che produce su licenza il marchio americano Everlast, di impronta active, e che da quest'anno possiede il marchio Muscle, che copre una nicchia di moda giovane. Bastagli il mondo della moda lo conosce bene. Ci lavora da trent'anni. E conosce bene il mondo dello sportswear e della moda giovane in cui cominciò ad entrare ai tempi della Genius Group di Adriano Goldshmit che aveva Diesel, Replay, Bobo Kaminsky, Muscle, Martin Guy.
A.Moda che fa capo a Finalba, che oltre al business della moda è nel business dell'immobiliare, ha un fatturato di 19 milioni di euro, il cui 90% è fatto con la produzione e distribuzione della licenza americana Everlast. «Il 40% della produzione viene fatta in Italia, spiega Bastagli. La rimanente parte è spalmata tra Grecia, Turchia, Portogallo, Corea, Cina e India». In quest'ultimo mercato, dove già fa produrre, da un anno, una piccola produzione dedicata al bambino, Bastagli intende accelerare la produzione affidando ad alcune imprese un ulteriore pacchetto di prodotti, sempre di Everlast. L'imprenditore è appena tornato da un viaggio in India.
Come mai ha deciso di spingere sulla produzione in India?
«Diversi imprenditori italiani che producono per gruppi americani mi parlavano delle loro produzioni che fanno fare in India. Così anch'io ho deciso di fare una prova per Everlast bimbo. La prova è andata bene. Sono rimasto stupito di come tutto sia andato liscio dal momento che tutto è stato fatto via telefono. Quando me l'hanno consegnata, la produzione era perfetta. Per cui ho deciso di ripetere e anzi di aumentare gli ordini di produzione in quel Paese».
C'è qualche altro vantaggio competitivo?
«Mentre con i produttori cinesi devi fare grossi ordini per far partire una produzione, con gli indiani puoi mettere in produzioni anche piccoli ordinativi. Questo ti dà modo di produrre sul venduto».
Però la maggior parte dei produttori italiani continua ad andare in Cina…
«E' stato il primo grande paese dove si è andati a produrre. Per primi ci sono andati gli americani e noi li abbiamo seguiti. La produzione in Cina è sempre esistita tramite le trading company di Hong Kong. E poi l'imprenditore cinese rispetto a quello indiano è più industrioso, ti rincorre».
Estratto da Affari & Finanza del 6/10/03 a cura di Pambianconews