Servono davvero le sfilate, questo rutilante e costoso show che, soprattutto tra Milano e Parigi, impegna il mondo della moda per una ventina di giorni ogni stagione, tra passerelle, presentazioni, conferenze stampa e feste? E sono reali questi abiti, sono quelli che poi vengono prodotti e venduti, o fanno parte della 'fuffa', forse inevitabile, di un fashion system che ha bisogno dei riflettori?
''Trovo davvero strano, dice Giorgio Armani, che Dolce & Gabbana parlino di inutilità delle sfilate (Domenico Dolce in una intervista sulla Repubblica, la settimana scorsa, ndr) quando proprio loro pagano moltissimo per avere presenze in esclusiva. Se lo fanno, vuol dire che considerano la sfilata un investimento, che ci credono''. ''Quello che volevo dire, spiega oggi Domenico Dolce, è che le esigenze del mercato sono completamente diverse da quelle della sfilata, dello show. In questo caso si tratta di fashion e di costume, che sono cose anche differenti dal concetto di 'ben vestire'. La vita, lo vediamo tutti, è diversa: le donne hanno un lavoro, portano i bambini a scuola, non sono lì a rincorrere per tutte le ore del giorno le ultime tendenze della moda. La gente è attenta a quello che viene proposto nelle sfilate, ma poi compra quello che vuole. Lo show serve alla creatività ma non a vendere, o almeno non direttamente''.
In questo dunque la sfilata è 'fuffa', panna montata, spettacolo, immagine. ''Non capisco chi parla di fuffa e di bluff'' dice invece Alberta Ferretti. ''Le sfilate servono moltissimo, sono, spiega, una fatica immane e un costo importante, ma per noi sono un esame e un confronto diretto indispensabile''. Ma non basta il mercato, come esame? ''Ma anche il mercato, risponde la Ferretti, va educato. Ed è il confronto diretto con la stampa e i buyers che ti porta a lavorare moltissimo, per comunicare un'attitudine. Perchè noi non vendiamo solo abiti, ma modi di essere. Le sfilate servono a far emergere il canone nuovo di bellezza, l'atteggiamento più attuale. Gli abiti appesi, da soli, non parlano questo linguaggio''.
Anche Miuccia Prada è convinta che le sfilate siano fondamentali: ''Io sono la prima, spiega, che vorrei morire piuttosto che fare le sfilate, perchè sono una fatica enorme. Ma è la sfilata che ti costringe a sforzarti molto di più, a fare, stagione dopo stagione, il punto del tuo lavoro. Ti costringe alla creatività. Io non amo il sistema moda, ma amo molto i vestiti e mi dà gusto fare anche cose molto semplici, molto banali, trasformandole in cose nuove per nulla banali. Quello che rende possibile questo è il senso della moda''. A tutto questo servono dunque anche le sfilate, per chi le vive, per chi le fa, per chi le guarda.
Estratto da Ansa.it del 2/10/03 a cura di Pambianconews