In Italia c'è un sicuro soggetto di sviluppo e si tratta delle medie imprese. In realtà, lo si sapeva, e da tempo. Ma l'ufficio studi di Mediobanca e l'Unioncamere hanno unito gli sforzi, hanno setacciato più di venti mila bilanci aziendali e sono arrivati alla prova scientifica che le cose stanno esattamente così. Fra il 1996 e il 2000 il valore aggiunto di queste medie imprese è aumentato del 24,6 per cento. Nello stesso periodo di tempo il valore aggiunto delle grandi imprese italiane è aumentato appena del 13,3 per cento e il Pil dell'intero paese è andato su del 18,6 per cento. In sostanza, le medie imprese si sono confermate, dati alla mano, come la componente più dinamica della società italiana.
Queste medie imprese, peraltro, non sono centinaia di migliaia (come spesso si crede). Non sono insomma una sterminata platea. Mediobanca e Unioncamere le hanno contate con molta cura (prima di analizzarne i bilanci) e sono riusciti a trovarne soltanto 3.667. Un numero così piccolo potrà stupire, ma va precisato che i criteri adottati per individuare un'azienda come media impresa sono stati piuttosto rigorosi: fatturato compreso fra 13 e 260 milioni di euro e dipendenti fra 50 e 500, e, sopratutto, struttura proprietaria autonoma. Sono state escluse, cioè, tutte quelle aziende che avevano i numeri per rientrare nel comparto delle medie imprese, ma che erano dipendenti o collegate a qualche gruppo più grande. E sono, come si diceva, meno di 3700 in tutta Italia. Però sono anche la parte più dinamica del paese.
Estratto da La Repubblica del 2/10/03 a cura di Pambianconews