«Certo, sono stati anni durissimi, e ancora non sono finiti. Eppure nel complesso sono molto soddisfatto per il modo con cui il nostro gruppo è riuscito ad affrontarli. Abbiamo impostato un ampio piano di ristrutturazioni organizzative, finanziarie e distributive, abbiamo realizzato economie di scala importanti, abbiamo potenziato la penetrazione commerciale in diverse aree. Sa cosa le dico? Che oggi, se non fosse per il valore di Borsa, la Bulgari vale di più di tre anni fa». In che senso? «E' diventata un'azienda più solida, priva di sprechi al suo interno, direi meno esposta a rischi». Francesco Trapani, amministratore delegato del gruppo Bulgari, pesa bene le parole, non si nasconde la gravità della crisi che ha solcato l'intero settore del lusso, eppure delinea con ragionevole ottimismo le linee guida del suo gruppo in un momento in cui il peggio (forse) comincia ad essere passato. Ha appena presieduto la riunione del consiglio che ha approvato la relazione di bilancio relativa al primo semestre di quest'anno.
Allora, come avete chiuso i primi sei mesi?
«L'utile operativo è cresciuto del 6,4 per cento da 33 milioni di euro del primo semestre 2002 agli attuali 35,1 milioni. L'utile netto a sua volta è salito da 22,6 a 25 milioni, un aumento del 10,9%. Quanto al fatturato è stato di 330,1 milioni di euro. E' una flessione in termini assoluti del 2% visto che nel primo semestre dell'anno scorso avevamo raggiunto i 338 milioni, ma dobbiamo tener presente che in questo periodo ci hanno penalizzato moltissimo le violente fluttuazioni dei cambi. I ricavi, a cambi costanti, o #'comparabili'', sono cresciuti del 4 per cento».
Ma non è un po' #'disonesto'' evidenziare questo confronto a cambi costanti? In fondo i cambi fluttuano sempre.
«Ma in questo periodo lo fanno in modo assolutamente eccezionale. Questa omogeneizzazione è invece utile per valutare il vero ammontare del business. Insomma, noi abbiamo venduto in effetti di più. Guardi che si è sempre fatto, e la comunità finanziaria lo accetta tranquillamente. Magari prima, quando crescevamo del 20 per cento, non ci si faceva caso perché la differenza era di uno o due punti su una crescita comunque notevolissima. Ma ora, come sapete, i tempi sono cambiati».
E come vivete questo cambiamento dei tempi, come vi ci trovate?
«Senta, non possiamo lamentarci. Sul nostro settore sono due anni e mezzo che si abbattono cataclismi che sembrano fatti apposta per metterci a terra: terrorismo, crisi economica, Sars, crack delle Borse, guerre afghane e irachene, e via dicendo. Ce la stanno mettendo tutta per distruggerci. Ma noi resistiamo».
Estratto da Affari & Finanza del 29/09/03 a cura di Pambianconews