Una società: Longoni. E due soggetti: Luca Arnaboldi, partner dello studio Carnelutti (advisor di Giacomelli nell'acquisto della società sportiva) e Simone Arnaboldi, direttore di Bridgepoint Capital (il fondo che deteneva il 70% di Longoni). Solo omonimia, oppure parentela stretta? Le informazioni sull'attività dei due professionisti non fanno luce, né vale il contatto diretto visto che è risultato particolarmente difficoltoso.
Resta dunque il dubbio di un conflitto d'interesse che potrebbe in parte svelare perchè Giacomelli avrebbe dovuto sborsare 76 milioni cash e accollarsi 44 milioni di debiti per rilevare Longoni. In breve, l'operazione risale all'11 luglio 2002, quando Longoni era posseduta per il 25% dalla famiglia Longoni, per il 5% dal management e per il 70% da Bridgepoint Capital, il fondo di private equity in cui lavora dal 1996 Simone Arnaboldi. Dall'altra parte c'è invece Luca Arnaboldi, partner di Carnelutti, lo studio legale che, insieme a Euromobiliare Corporate Finance, ha fatto da advisor a Giacomelli.
«La cessione di Longoni è stata un'operazione eccellente, aveva dichiarato Guido Belli, ad di Bridgepoint Capital Italia, perché la società in tre anni ha raddoppiato la superficie di vendita e il fatturato. Inoltre è finita in buone mani». O forse è passata attraverso buone mani. Una cosa è certa: Bridgepoint, che aveva acquistato la quota di Longoni nel '99, in tre anni ha realizzato una plusvalenza di 36 milioni.
Estratto da Finanza&Mercati del 25/09/03 a cura di Pambianconews