Ma la Cina è veramente così vicina? Il dubbio lo ha insinuato ieri mattina Romeo Orlandi, ex direttore dell'ufficio Ice di Pechino, al convegno organizzato da Pambianco Strategie di Impresa su potenzialità e modalità di sviluppo nel mercato cinese. «Come mai», ha detto Orlandi, «le aziende italiane della moda riescono a intercettare relativamente poco del boom cinese? E come fare per riuscire a carpire parte del successo economico cinese?». Innanzitutto cercando di conoscere meglio il mercato, tenendo conto che si tratta comunque di un mercato lontano e non solo geograficamente. «Manca un'adeguata rete distributiva», ha detto Orlandi, «fino a sei anni fa non esisteva nemmeno la figura dell'agente-distributore. E poi ricordiamo che non è il mercato più grande del mondo, che invece rimangono gli Stati Uniti. è il più popoloso ma non è la stessa cosa. Non è vero che ci sono 300 milioni di nuovi ricchi. Per cui l'approccio corretto deve evitare di scambiare i sogni con la realtà, ovvero tener conto che si tratta di un paese lontano e di un mercato difficile. Occorre trovare il partner giusto e bisogna evitare di passare da Hong Kong, visto che oggi si può entrare tranquillamente sul mercato cinese dalla porta principale».
Tuttavia, è un mercato importante con cui prima o poi bisognerà fare i conti alla luce dell'imminente liberalizzazione del 2005. Il paese oggi conta 1,295 miliardi di persone e una superficie di 9,6 milioni di chilometri quadrati, è il secondo paese al mondo detentore di valuta con riserve a giugno 2003 di 346,5 miliardi di dollari a fronte di un debito estero 2002 a 168,5 miliardi di dollari. Gli investimenti diretti stranieri nel 2002 sono stati pari a 52,7 miliardi di dollari e nel primo semestre del 2003 tale valore ha raggiunto i 30,3 miliardi di dollari (+34,3%). La quota della fascia alta sul totale del mercato cinese è però stimata intorno all'1% contro un peso di circa il 10% nei paesi occidentali. è dunque ancora un lusso per pochi, in parte per un motivo di reddito ma anche per la bassa incidenza della spesa di abbigliamento sul totale della spesa per consumi complessiva perché le preferenze dei consumatori in questo momento sono indirizzate ad altro tipo di beni (casa, automobili).
Intanto le 83 aziende del campione di Pambianco (che hanno un fatturato di 14,3 miliardi di euro) hanno già impiantato una loro presenza stabile prima a Hong Kong e poi in Cina aprendo 433 negozi monomarca soprattutto a Pechino, Shanghai e Canton, oltre naturalmente all'ex colonia britannica. Gli investimenti diretti per l'apertura di monomarca sono stimati nell'ordine dei 4-6 mila dollari al metro quadrato per griffe di fascia alta (che utilizzano materiali importati) e di 1.000 dollari al metro per marchi di fascia media.
Estratto da Mffashion del 17/09/03 a cura di Pambianconews
La ricerca di mercato sulla Cina presentata all'incontro di ieri è disponibile a pagamento. Per maggiori informazioni contattare: Lia Lasagna, pr@pambianco.com