La ripresa dell'economia giapponese farà bene soprattutto alle società italiane del fashion e del lusso. Anche se negli anni della recessione la debolezza dei consumi non ha impedito ai brand di rafforzarsi e di pianificare consistenti investimenti nelle reti commerciali. Oggi Gucci division realizza nel Paese del Sol Levante il 29% del fatturato, a cui si aggiunge il 18% nel resto del Far East; Bulgari si è fermato al 21,3% (più il 19% dell'Estremo Oriente), Prada al 14%, mentre su Benetton e Tod's l'incidenza dell'Asia è, rispettivamente, del 10 e dell'8 per cento.
Nelle semestrali delle società quotate non sono passate inosservate le performance lusinghiere del Far East: le vendite di Bulgari in Giappone, a dispetto della Sars, sono cresciute, a cambi costanti, del 14% e in Asia dell'11 per cento. Per Tod's Giappone e Far East hanno realizzato complessivamente una performance del +41,6% (+64,7% a cambi costanti), mentre per Gucci in maggio e giugno le vendite in Giappone e in Asia hanno ripreso a crescere a due cifre.
Ma anche prima che il Pil riprendesse fiato e l'indice Nikkei riagguantasse quota 10.000 medi una pioggia di investimenti si era abbattuta sul Giappone: Tod's ha destinato 80 milioni di dollari per un palazzo di sei piani sul viale di Omotesando, esclusiva via della moda di Tokio. Nei paraggi Prada ha invece ultimato il proprio showroom (2.800 mq su sei piani) e Gucci ha acquistato un terreno dove edificare il quartier generale. Benetton ha recentemente inaugurato il suo decimo megastore (12 milioni di euro) a Osaka.
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Estratto da Il Sole 24 Ore del 1/09/03 a cura di Pambianconews