Il mondo del tessile americano è in piena crisi sotto i colpi della competizione d'oltreoceano. L'ultima dimostrazione la si è avuta ieri con l'entrata in bancarotta di un'azienda storica degli Stati Uniti, la Pillowtex di Cannapolis in North Carolina. La società era già passata attraverso l'amministrazione controllata un anno fa ma la serrata competizione dei prodotti stranieri l'ha ridotta nuovamente in ginocchio. Al momento di presentare la richiesta di protezione in base al capitolo 11 del diritto fallimentare, Pillowtex ha annunciato che sarà costretta a chiudere tutti e sedici i suoi impianti di produzione e a licenziare 6.450 impiegati. Schiacciata da debiti per 475,9 milioni di dollari a fronte di assets per 548 milioni, Pillowtex non tenterà nemmeno di riorganizzarsi: tutte le sue attività saranno vendute a Ggst, un consorzio formato da Sb Capital, Gibbs International, Gordon Brothers Retail Partners e Tiger Capital Group.
Dal 2001 ad oggi, il settore ha perso oltre 270 mila posti di lavoro, cioè il 26% della forza lavoro complessiva, e nel frattempo sono stati chiusi oltre 1000 stabilimenti. «L'amministrazione non può più perdere tempo, ha detto Cass Johnson, dell'American Textile Manufacturers Institute, o adotta rapidamente delle misure di difesa o siamo tutti spacciati». Il grande nemico si chiama ovviamente Cina. Nel 2002 le importazioni di prodotti tessili dal colosso asiatico sono aumentate del 117% a quota 12,8 miliardi di dollari e quest'anno il rialzo è già del 114 per cento.
Pungolato dalle lobby del settore, il Congresso in realtà sta già valutando come estendere e innalzare i dazi sulle importazioni cinesi approfittando di una speciale clausola concordata con la Cina in cambio del sostegno americano alla sua entrata nell'organizzazione mondiale per il commercio, avvenuta il primo gennaio 2002. Gli Usa hanno infatti il diritto di reintrodurre le quote di importazione se possono dimostrare che i prodotti cinesi stanno provocando seri danni al loro mercato interno e questo sembrerebbe essere proprio il caso.
Estratto da Finanza & Mercati del 1/08/03 a cura di Pambianconews