Le grandi occhialerie sorde alla crisi dei piccoli produttori? «Non ci si poteva aspettare altro ma il loro atteggiamento è dettato da leggi economiche». Renato Sopracolle, responsabile di distretto (oltre che vicepresidente Anfao), non ritiene di essere seduto su una sedia che scricchiola: il distretto per i grandi è morto, accusava ieri Walter Capraro dall'Unione artigiani, ma per Sopracolle non è così. «Piuttosto è la politica che deve prendere iniziative e sviluppare indirizzi», dice.
Anche Renato Sopracolle ha partecipato al faccia a faccia di Pieve di Cadore tra associazioni di categoria e vertici dei 4 o 5 colossi. «Ero stato convocato per capire il punto di vista delle grandi aziende rispetto alla crisi che si sta attraversando», spiega Sopracolle. «La risposta? Me l'attendevo. In questo momento la crisi tocca grandi e piccoli e chiaramente tutti agiscono secondo dei principi economici: la prima cosa, quando c'è contrazione di ordini è ridurre il lavoro dato all'esterno. E quando i colossi lo fanno si sente ma si comportano così anche quelle aziende più piccole che danno lavoro all'esterno».
«Come Anfao cerchiamo di modificare le regole del made in italy: a livello comunitario perchè oggi non è più pensabile immaginare regole solo italiane. Vanno modificati i principi che definiscono l'origine del prodotto: stiamo impostando regole precise che definiscano come il prodotto realizzato in parte nell'estremo Oriente possa essere definito cinese o italiano a seconda della produzione della sua componentistica».
«Il distretto è in crisi strutturale per strategie mancate negli anni passati. Come se ne esce? Facendo innovazione, occupando nicchie di mercato, ma se la competizione viene fatta solo sui costi, è persa. Fare i semplici terzisti oggi non basta più: non ci si sta coi costi. Oggi le grandi imprese commissionano pezzi di produzione intera, non viti e stanghette: hanno selezionato anche le forniture alle imprese terziste e il salto di qualità va fatto. Ma questi segnali c'erano già nel 1995: da allora ritengo si sia perso un po' di tempo sperando che le cose andassero sempre così. Oggi invece il conto rischia di essere salato».
Estratto da Eyesway.com del 29/07/03 a cura di Pambianconews