Piccoli azionisti in rivolta contro Burberry. Una minirivoluzione si è consumata ieri in uno dei capisaldi della moda tradizionale britannica: all'assemblea annuale circa il 4% degli azionisti ha votato contro il piano di retribuzione dell'amministratore delegato Rose Marie Bravo. Oggetto dello scandalo è un assegno da 20 milioni di sterline, da staccare alla donna capo d'azienda meglio pagata in tutta la Gran Bretagna (l'anno scorso la Bravo si era portata a casa quasi 6 milioni di sterline). La percentuale sembra contenuta, ma era in ogni caso impossibile raggiungere una quota rilevante perché il 77% della società è saldamente nelle mani della casamadre Gus.
Il voto contrario, che ha interessato il 30% dei piccoli investitori presenti in assemblea assume comunque il valore simbolico di censura morale. La rivolta era annunciata, visto che la National Association of Pension Fund (Napf), la potente Associazione dei fondi pensione, aveva invitato gli investitori a ribellarsi contro quello che veniva giudicato un riconoscimento «eccessivo». A suscitare lo sdegno della Napf è stato soprattutto il punto che prevede un cospicuo risarcimento per la top manager nel caso in cui le sue stock option perdano di valore e l'impressionante cifra di 12 milioni nell'eventualità in cui la Bravo sia licenziata.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 16/07/03 a cura di Pambianconews