Vista dagli Stati Uniti la moda italiana gode di ottima salute. Basta scegliere come osservatorio la dogana americana e usare i dollari per misurare il giro d'affari: le importazioni di tessile-abbigliamento made in Italy nei primi quattro mesi dell'anno sono aumentate del 12% a quota 660,6 milioni di dollari. Il dato del Department of Commerce di Washington stride con i commenti delle aziende italiane che, a proposito dei primi mesi dell'anno, dicono di aver vissuto momenti terribili sul mercato americano. E a ben vedere le vendite oltreoceano sono diminuite, perché l'incremento delle statistiche elaborate dal ministero americano è merito dell'euro forte.
Se in un anno il fatturato in dollari è cresciuto del 12%, l'euro si è apprezzato a una velocità doppia (+24%). Così, alla fine le esportazioni, depurate dell'effetto cambio, sarebbero diminuite di circa il 15 per cento in euro. Le esportazioni di abbigliamento (in euro) verso gli Stati Uniti nell'intero 2002 sono scese del 15,5% e l'andamento ad aprile si aggiunge a questa flessione. Il dato del Department of Commerce indica un incremento del 16%, a 243 milioni di dollari, mentre i 417 milioni di vestiario e maglieria rappresentano una crescita del 9,5 per cento. Il confronto con gli altri Paesi aiuta a capire quello che sta succedendo all'Italia. Nel complesso, le importazioni americane di moda sono aumentate del 17%, superando i 24 miliardi di dollari. Una cifra enorme dove la quota italiana vale il 2,7 per cento, è stata erosa dal tempo: solo due anni fa sfiorava il tre per cento.
Da New York, il direttore dell'Ice, Roberto Luongo, è cauto nel commentare i dati. «C'è sicuramente un effetto cambio, dice, e bisognerà aspettare i dati di maggio per capire se effettivamente c'è stato un recupero nelle vendite. L'aspetto importante è l'atteggiamento tenuto finora dalle aziende italiane: tutti hanno scelto di limitare al minimo i margini pur di mantenere le quote di mercato, senza scaricare il cambio sui prezzi. è una scelta di forte intelligenza».
Vedi tabella che segue
Estratto da Il Sole 24 Ore del 10/07/03 a cura di Pambianconews