Bruno Magli anno 2003 o, meglio, anno zero. Un nuovo logo, un nuovo concept store (ideato dall'architetto francese Christophe Carpente) e nuovi punti vendita aperti nelle più importanti vie dello shopping al mondo. Queste le tre mosse che caratterizzano la strategia di rilancio della storica azienda calzaturiera acquisita alla fine del 2001 da Opera il Fondo di investimento (promosso dal gruppo Bulgari) specializzato in partecipazioni strategiche nel settore dell'italian style. è Alexandre Zschokke, managing director marketing e vendita di Bruno Magli, a spiegare i dettagli di questa impegnativa ripartenza.
L'ingresso di fondo Opera segna un'inversione di tendenza nella storia della Bruno Magli. Che cosa avete salvato e cosa avete innovato?
Parlare di salvare qualcosa presuppone che qualcos'altro sia stato gettato via. Ma nel caso di Bruno Magli, non è andata così…
é resta il fatto, però, che Opera non si è limitato a subentrare nella precedente gestione. Ha senso acquisire un'azienda per poi stravolgerla?
La ragione per la quale Opera ha deciso l'acquisizione stava principalmente nella forza e nella riconoscibilità del marchio. Questa notorietà, sfruttata al meglio, potrebbe fare della Bruno Magli una vera e propria case-history, una sorta di nuovo caso Gucci.
Che cosa avete in serbo?
Da qui al 2005 i punti vendita saliranno dagli attuali 65 a 100, tra cui anche dei nuovi monomarca a Roma, Mosca e New York, oltre alla ristrutturazione di tutti i negozi già esistenti. L'architetto francese Christophe Carpente ha studiato un nuovo concept design negli arredi, per uniformare tutti i negozi. A Roma come a Tokyo, i nostri acquirenti dovranno riconoscere subito di essere in uno spazio Bruno Magli.
In tempi di crisi e recessione tutti questi investimenti sembrano indicare una grande fiducia verso il futuro. Nessun timore?
Il fatturato, circa 73 milioni di euro, è perfettamente bilanciato tra l'Europa, gli Stati Uniti e l'Asia. Questo ci cautela dagli imprevisti del mercato. Un sempio? La Sars ha ridotto il mercato cinese, ma la crescita del Giappone ha ampiamente compensato le perdite.
Estratto da Italia Oggi del 2/07/03 a cura di Pambianconews