Le forti cadute produttive della prima parte del 2002 hanno lasciato tracce molto evidenti nel consuntivo annuale dell'industria tessile-laniera italiana: 4.823 milioni di euro di fatturato, in calo del 13.9% rispetto al 2001. Si è trattato di un vero e proprio annus horribilis per l'industria laniera italiana: il culmine del rallentamento della domanda tessile (che ha acuito ulteriormente, se possibile, la pressione concorrenziale delle produzioni dei paesi emergenti) ha infatti coinciso con la campagna ordini invernale 2002-2003 che si è chiusa con flessioni superiori al 12% sul mercato domestico e al 5% per le fonti estere (entrambi i dati fanno riferimento alle quantità).
Ciò ha comportato brusche cadute produttive nella prima parte dello scorso anno che non si sono potute recuperare con le vendite dell'estivo 2003 che, pur mostrando cedimenti meno evidenti, coinvolgono volumi strutturalmente inferiori. Nettamente negativi sono risultati, nella media dello scorso anno, i contributi di entrambe le fonti di domanda: le esportazioni (2.870 milioni di euro) hanno perso terreno a un ritmo del 14.5%, mentre i flussi in entrata (869 milioni di euro), pur in flessione (-7.8%), hanno mostrato una maggior capacità di tenuta.
Come risultato, si è assistito a un peggioramento di oltre 400 milioni di euro nell'attivo commerciale settoriale, che è sceso a 2 miliardi di euro.
Le difficoltà che hanno interessato i settori della maglieria e dell'abbigliamento in tessuto made in Italy non hanno consentito di compensare la riduzione della domanda tessile estera, anzi, la capacità di assorbimento del mercato interno si è ridotta dell'11.5%.
Rispetto alle flessioni registrate sul fronte delle vendite, gli effetti sui bilanci aziendali del 2002 sono stati, in media, più pesanti a causa dello stress sui margini unitari provocato dall'avvenuta flessione dei listini di vendita (causata dalla debolezza della domanda e dalla necessità di difendere le proprie quote di mercato) in un contesto di prezzi delle materie prime in aumento (+20% circa dall'inizio del 2002).
Le previsioni Le informazioni congiunturali più recenti lasciano pochi dubbi sul fatto che anche il 2003 sarà un anno difficile per l'industria tessile-laniera italiana.
Sul finire dello scorso anno, si era assistito a qualche timido segnale di recupero (o meglio, di riduzione delle flessioni tendenziali) nei livelli di attività, ma nel primo trimestre di quest'anno questi segnali non si sono confermati.
La produzione complessiva ha continuato a mostrare cali tendenziali dell'ordine del 5%, con punte superiori al -7% in pettinatura e in filatura. Solo la tessitura laniera sembra aver iniziato un percorso di recupero più solido, ma solo grazie al comparto pettinato (e alle lanerie in particolare).
Le indicazioni sulla campagna ordini per la prossima stagione invernale 2003-2004 (che determinano i destini dell'attività produttiva nel primo semestre del 2003) hanno infatti evidenziato nuovi cedimenti tendenziali sia in filatura sia in tessitura, anche se in questo caso qualche spunto positivo sul fronte degli ordini esteri è emerso con sufficiente chiarezza.In questo contesto, anche se la ripresa economica complessiva dovesse effettivamente manifestarsi nella seconda parte dell'anno, i benefici per l'industria laniera sarebbero limitati, in quanto il secondo semestre è dedicato alle produzioni estive, le meno rilevanti per il settore.
I destini del 2003 sono quindi in buona parte già scritti: si tratterà di un altro anno difficile anche se il bilancio sarà meno pesante rispetto a quello del 2002.
L'appuntamento con la ripresa è rimandato verosimilmente alla prossima campagna invernale, quella per il 2004-2005 che si apre, per la filatura, con questa edizione di Pitti Immagine Filati.