Lo sportswear a stelle e strisce ha fatto il pieno a casa sua. L'Europa è il grande mercato dei prossimi anni, quello che le società statunitensi della moda chiamano mercato #speciale'. Perché il consumatore europeo non somiglia proprio per niente a quello americano. E' più raffinato, particolare, abituato ad un concetto di sportswear più evoluto. Per vendergli vestiti bisogna perciò conoscerlo bene e assisterlo da vicino. Lo sa bene Nautica che, dopo aver fallito il primo sbarco europeo attraverso strutture dirette, da poco meno di un paio di mesi ha finito di smantellare tutti i suoi uffici europei per affidare la distribuzione a partner locali ben inseriti nel vecchio continente.
Il gruppo americano di sportswear, quotato al Nasdaq di New York, che in questi giorni ha fatto parlare di sé per i rumours su trattative di vendita della compagnia ha già progettato lo sbarco nel centro di Milano, con un negozio diretto che sarà aperto il prossimo aprile. E' proprio dall'Italia, che parte il rilancio europeo di Nautica. Guidato però da un distributore greco, Ritsi Frances che, a capo della Ridenco, già da anni segue per conto di Nautica il mercato greco, turco e dell'Europa dell'est, dove il brand americano funziona. «Spesso le società americane pensano che l'Europa sia un solo paese e che tutti abbiamo a stessa mentalità. E si sbagliano» commenta Frances.
«Per il rilancio di Nautica Apparel faremo meno investimenti diretti. Nel nostro primo sbarco europeo abbiamo fatto un errore concettuale, assimilando il mercato europeo a quello degli Stati Uniti, mentre l'Europa ha paesi molto diversi tra loro con culture differenti», commenta Christopher Heyn, presidente di Nautica Appare che nel frattempo è stato nominato anche presidente internazionale di tutto il business dell'uomo di Nautica. «Resterò alla guida di Nautica Apparel finché finirà questa transizione. Poi nominerò personalmente un nuovo presidente».
Nautica aveva cominciato a lavorare con il mercato Europeo circa sette anni fa, ma i risultati sono stati scarsi, visto che adesso il mercato europeo rappresenta solo il 2% dell'intero business di Nautica Enterprises Inc. (che include anche i marchi Earl Jean e John Varvatos) che a chiusura dell'esercizio fiscale 2003 è stato di 693.7 milioni di dollari (invariato rispetto all'anno precedente, mentre i profitti sono aumentati del 20% a 20,7 milioni di dollari). «Il nostro obiettivo è di trovare partner che capiscano il brand e abbiano strutture e know how per crescere, spiega Heyn. Cerchiamo partner come Ridenco con cui lavoriamo già da sette anni con buoni risultati e che adesso si occuperà anche dello sviluppo italiano».
Estratto da Affari & Finanza del 30/06/03 a cura di Pambianconews