Hui Leung Wah è il proprietario di una delle principali Aziende produttrici di occhiali di tutta la Cina. Si chiama Elegance: è quotata alla Borsa dell'ex colonia britannica, sforna ogni anno quasi 7 milioni di montature, ha 5 fabbriche sparse nel Guangdong dove lavorano 3.500 dipendenti; nel 2002 ha realizzato 50 milioni di dollari di fatturato e ne ha guadagnati 10. Nell'area intorno a Shenzhen ci sono almeno altre 3 o 4 aziende come la Elegance che sono in grado di fabbricare occhiali di buona qualità. Poi ce n'è qualche altro centinaio che produce enormi quantitativi di montature destinate al mercato di massa.
Complessivamente, si stima che l'area di Shenzhen sforni ogni anno oltre 100 milioni di montature. Almeno una quantità uguale, se non superiore, viene prodotta dall'altro grande distretto dell'occhialeria cinese che si trova a Wenzhou, dove prezzo e qualità sono ridotti all'osso. «Da quelle parti, c'è gente in grado di vendere una dozzina di occhiali per soli 6-7 dollari», spiega un operatore del settore.
Sono numeri impressionanti che rendono bene l'idea di cosa stia accadendo nel mondo dell'occhialeria, un settore dove il costo della manodopera ha un'incidenza molto elevata. Le produzioni di massa stanno emigrando sempre di più verso la Cina, cioè verso la nuova terra promessa dei beni di consumo ad alta intensità di manodopera. Nel Vecchio Mondo restano solo gli impianti che fabbricano le montature griffate.
«Un modello così sarebbe difficile da realizzare anche per voi in Italia», dice Hui esibendo con orgoglio un paio di occhiali da sole dal look aggressivo. «Ormai qui in Cina siamo in grado di produrre cose di eccellente qualità sia per quanto riguarda le montature, sia per quanto riguarda le lenti, osserva il patron della Elegance mostrando il reparto di colorazione delle lenti. Siamo anche abbastanza creativi. Quello che ci manca è la capacità di capire l'evoluzione del gusto sul mercato. Ecco perché il matrimonio tra Italia e Cina è perfetto: voi fate il design e noi pensiamo alla produzione».
«è molto difficile pensare di creare in Cina un brand di alta classe dedicato esclusivamente agli occhiali. Bisogna seguire l'esempio di Dior, che è partito dal prodotto moda per poi sviluppare il suo marchio sugli accessori. Il mio grande sogno da 25 anni è inventare un marchio tutto mio. Lo so, ci vorrà del tempo. Ma in fondo un domani ci saranno i miei figli…».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 26/06/03 a cura di Pambianconews