La Cina è diventata il principale polo di produzione di occhiali al mondo. E i signori dell'ottica italiani hanno deciso di cavalcare la tigre. Già da qualche anno, Luxottica e Safilo hanno iniziato a fabbricare occhiali oltre la Grande Muraglia da dove oggi proviene circa il 10% della loro produzione complessiva. Ma, ci tengono a sottolinearlo, la Cina per ora va bene solo per realizzare i modelli di qualità medio-bassa: le cosiddette housebrand o le private label che si vendono poi come panini nelle catene di grande distribuzione americane. Anche Marcolin ha adottato una strategia analoga a quella dei due colossi cadorini, scommettendo però sull'outsourcing cinese che rappresenta circa il 30% della produzione totale dell'azienda.
«Quando abbiamo capito che la Cina era in grado di produrre anche occhiali di buona qualità, oltre che a prezzi impensabili per le industrie occidentali, abbiamo cominciato a utilizzarla come base di approvvigionamento per le nostre linee più a buon mercato. Ma gli occhiali firmati continuano a farli nei nostri impianti in Italia e Austria», dice Mario Pietribiasi, direttore generale di Safilo Far East.
Ma mentre Luxottica ha deciso di aprire un proprio stabilimento in Cina, dove realizza le montature in metallo che sono a maggior contenuto di forza lavoro, la Safilo ha fatto una scelta diversa. L'azienda della famiglia Tabacchi ha deciso infatti di utilizzare la Cina come
pura terzista servendosi di due tra i più importanti produttori di Shenzhen: la Elegance nella quale ha acquisito una partecipazione del 23%; e la Arts, un'altra azienda quotata alla Borsa di Hong Kong.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 26/06/03 a cura di Pambianconews