Roberto Cavalli, fiorentino e #'figlio d'arte'': il nonno era un famoso pittore macchiaiolo. Il rapporto tra moda e pittura è uno dei punti di partenza della sua carriera, insieme alla ricerca sui materiali e alla sperimentazione di nuove tecnologie di stampa.
Oggi è più facile vendere le collezioni di moda maschili o femminili?
Forse l'uomo è più difficile, perchè mi rivolgo a un pubblico non classico. II look che propongo non si presta a essere adottato in qualsiasi situazione, è più legato alla sfera del tempo libero e del divertimento. Al momento il mio cliente è rappresentato da individui eclettici, che amano osare. Ma spero che in futuro ci possa essere maggiore sovrapposizione tra i due stili in uno stesso individuo: classico e sobrio di giorno, più trasgressivo di notte…
Le prospettive di bilancio per la sua azienda restano positive?
Quest'anno è previsto un fatturato ancora in aumento: 330 milioni, di cui 90 di prima linea e 240 dalle licenze. Nel 2002, escluso il giro d'affari delle boutique monomarca, i ricavi sono saliti del 30% rispetto al 2001 e sono arrivati a 230 milioni, dei quali 67 derivanti dalla prima linea e 240 dalle licenze.
Oltre a quelli già esistenti, quali altri canali di diversificazione del marchio pensa di percorrere in futuro?
Sicuramente la ristorazione. Ho appena esordito in questo campo con l'apertura del «Just Cavalli Café» a Milano ma sto già progettando qualcosa di simile a Mosca: l'apertura del locale è prevista per settembre. Per me questo è stato un passaggio importante perchè, oltre a coniugare business e divertimento, mi ha permesso di proporre quello che amo definire come Roberto Cavalli life style, una filosofia di vita che oltrepassi i confini del fashion e si proponga a 360 gradi.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 24/06/03 a cura di Pambianconews