Belfe si sta strutturando come un vero e proprio polo sportivo di lusso. Porta a casa nuove licenze e prosegue nella strategia di riqualificazione dei marchi di proprietà. Il gruppo di Marostica, di proprietà della famiglia Festa, ha appena concluso un accordo quinquennale di licenza per l'uso del marchio italiano Virtus che tra sport e tempo libero si integra nella logica e nelle sinergie produttive del gruppo. Un altro fiore all'occhiello portato a casa è l'accordo produttivo con Christian Dior, il marchio francese di proprietà di Bernard Arnault per il quale Belfe realizzerà tutta la collezione sportiva, a partire dal prossima stagione autunnale. Hanno ottenuto anche una licenza di produzione per la linea diffusione in pelle di Ferrè a cui stanno già lavorando.
«Abbiamo tre aree di competenza fortissime, spiega Thierry Andretta, amministratore delegato di Belfe: la divisione pelle che esiste dal `25, lo sportswear attivo sin dagli anni Venti e I'active nato nel `35». I marchi di proprietà Belfe e Post Card coprono con le loro collezioni tutte e tre le aree e rappresentano il grosso dei ricavi del gruppo coprendo l'80% del fatturato, mentre il rimanente 20% è fatto con le produzioni per le griffe e le licenze che ad oggi sono quelle di RaidGauloises e Virtus. In quanto a tipologia di produzione L'active e lo sportswear sono bilanciati e l'intenzione e di mantenere queste proporzioni. Il gruppo a fine 2001 registrava una perdita di 10 milioni di euro che nel 2002 è passata a 38 mila euro con un fatturato di 74 milioni di euro.
Come chiuderete il 2003?
«I ricavi saranno leggermente in calo rispetto all'anno scorso. Oltre alla crisi economica ha influito la nostra strategia di tagli nella distribuzione che ha eliminato quasi 400 clienti. Un dato positivo è sul mercato italiano, dove cresciamo del 10% nell'active» risponde Andretta.
Quale logica sta seguendo per promuovere la crescita del gruppo?
«Partiamo dal nostro know how di alto livello riconosciuto da tutti nello sportswear, nella produzione di abbigliamento in pelle e nell'active. Lo mettiamo a disposizione di marchi prestigiosi e di progetti che ci interessano nel lungo termine».
Vuol dire che continuerete sulla strada delle licenze?
«Continuiamo a cercare licenze prestigiose, ma possibilmente complete, che ci lascino gestire anche la distribuzione sulla quale possiamo attivare molte sinergie distributive visto che abbiamo strutture dedicate a New York, di fronte a Tiffany, a Monaco di Baviera e a Milano. Quest'ultima sta lavorando bene per Post Card raggiungendo clienti come Raspini a Firenze, Tender a Portofino, Gigli a Palermo, Russo a Capri».
Estratto da Affari & Finanza del 23/06/03 a cura di Pambianconews