La moda frena, ma gli operatori intravedono il rilancio per fine 2003-inizio 2004. L'inversione di trend, se ci sarà, potrebbe dare i primi segnali con l'andamento del prossimo Pitti Immagine Uomo, in programma da domani alla Fortezza da Basso di Firenze. Il settore, che esce da un periodo difficile, caratterizzato dalla progressiva flessione di produzione ed export, aspetta conferme. Anche se le previsioni per i consumi di abbigliamento maschile in Italia indicano una crescita in quantità che non supera lo 0,4% per la primavera-estate 2004.
Il comparto dell'abbigliamento maschile, che pure aveva retto alle prime avvisaglie della crisi nel 2001, l'anno scorso ha registrato un calo del valore della merce prodotta del 3,1% (da 7.852 a 7.607 milioni), una contrazione delle vendite all'estero del 4,8% (da 5.324 a 5.068 milioni) e un forte rallentamento della dinamica delle importazioni (+1% a quota 3.279 milioni), con un saldo commerciale attivo passato da 2.079 a 1.789 milioni. La filiera italiana del tessile abbigliamento ha chiuso il 2002 con una riduzione del 3,9% dei ricavi, scesi sotto i 46 miliardi. In termini di tassi di crescita, si tratta del peggior risultato industriale dal 1993 a oggi.
Dal lato della domanda, la flessione tendenziale delle esportazioni si fa più contenuta (-1,4%), nello stesso tempo frenano le importazioni (-1,7%). «Entrambi i fattori, commenta la nota diffusa da Pitti Immagine, fanno immaginare che nel corso di quest'anno il contributo del commercio estero allo sviluppo del tessile abbigliamento sarà migliore rispetto al 2002». Le indicazioni che arrivano dai mercati finali, insomma, lasciano intravedere «la possibilità che il peggio sia passato». Anche se per la ripresa vera e propria bisognerà aspettare il 2004.
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Estratto da Il Sole 24 Ore del 18/06/03 a cura di Pambianconews