Creditori alle porte, istanze di fallimento già presentate da parte di un fornitore, prossime richieste di amministrazione controllata per difendersi dai medesimi, 100 milioni di bond, si spera poco diffusi nei portafogli dei risparmiatori (non ci sono dati ufficiali in merito). E, soprattutto, una montagna di debiti e di errori, che hanno fatto di Giacomelli la prima società del segmento Star, quello ad alti requisiti di trasparenza e affidabilità per intenderci, a cadere sotto i colpi di una gravissima crisi.
Insomma il gruppo è cresciuto, ma senza solidità e ora i nodi stanno venendo al pettine. Molti fanno risalire l'inizio delle difficoltà all'acquisto della Longoni sport, finanziato con un prestito obbligazionario emesso pochi mesi prima. Scelta scellerata, dicono in molti, strapagata (79 milioni di euro) per essere una società in perdita e con una forte esposizione verso le banche.
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Toccherà al tribunale stabilire se ha commesso vere e proprie irregolarità, ma non gioca a suo favore, ad esempio, la decisione del febbraio 2002. Nonostante i conti cominciassero a scricchiolare, tanto che il primo semestre si è chiuso con una perdita lorda pari a 19,8 milioni di euro, il gruppo decide l'acquisizione del restante 40% di Giacomellisport.com ancora in mano ad Emanuele Giacomelli (vicepresidente ora dimessosi), per 2,6 milioni di euro. Né i risultati negativi hanno impedito che Gabriella Spada, presidente e dirigente del gruppo, abbia visto lievitare del 53% il suo emolumento dal 2000 al 2002. Non male, per una società che #'spera'' nell'amministrazione controllata per evitare le istanze di fallimento.
Estratto da Affari & Finanza del 9/06/03 a cura di Pambianconews