«Il made in ltaly langue, manca un ricambio generazionale. Non dimentichiamo che i giovani sono la linfa vitale». Parola di Giorgio Annani che, da Berlino, città dove, il 7 maggio, ha fatto tappa la sua mostra (una retrospettiva sui primi 25 anni di lavoro con 400 abiti trattati come opere d'arte), lancia l'idea di una «Factory» destinata ai giovani talenti della moda. La proposta di Giorgio Armani coglie un'esigenza che è nell'aria da tempo ma che nessun stilista, finora, aveva trattato in maniera diretta. E Armani l'ha fatto da Berlino, città in grande crescita, che tra dieci anni potrebbe diventare una delle più importanti capitali europee.
Scusi Armani, ma le scuole di moda non bastano?
«La risposta è no. Spesso ho a che fare con i giovani che si formano in questi centri e mi rendo conto che sono lontani anni luce da quella che è la realtà che si vive nei nostri atelier e nelle industrie».
Ci può fare un esempio?
«Certo. A scuola i ragazzi imparano a disegnare figurini con i corpi di donna che assomigliano alle sculture allungate di Giacometti. E io mi domando: #'ma dove l'hanno vista una donna così, nella realtà non esiste''. Questo è un piccolo esempio per dire che ci vuole un nuovo approccio a questa professione».
Ma lei come se la immagina questa Factory?
«Penso a un centro dove i giovani possano esprimere al massimo le loro capacità con la guida di grandi maestri».
Ma lei ha già pensato a un suo erede?
«No, lo ammetto, non ci ho ancora pensato. Amo troppo la moda per prendere in considerazione una successione. Mi piace guardare avanti, immaginare cose nuove da fare che magari mi possano aprire anche nuovi orizzonti».
Estratto da Affari & Finanza del 19/05/03 a cura di Pambianconews