Canali, tra i marchi leader nella produzione di abbigliamento maschile di fascia alta, ha archiviato il 2002 con un fatturato di 144 milioni di euro rispetto ai 145,8 dell'anno precedente. Risultati che hanno interrotto le crescite del 10% dell'ultimo biennio. Il margine operativo lordo è stato di 29,5 milioni di euro (rispetto ai 31,2), il risultato operativo di 25 milioni di euro (rispetto ai 25,2), mentre il risultato ante imposte ha registrato 28 milioni di euro (22,8 l'anno precedente).
«Il mercato del capospalla è in rallentamento. Ma al suo interno a soffrire meno è il segmento alto. Parliamo di una nicchia dove ci sono pochi player significativi», commenta Elisabetta Canali, direttore comunicazione, rappresentante della terza generazione della famiglia. «I nostri capi possono fregiarsi sul serio dell'etichetta 100% made in Italy», commenta la Canali che racconta di come l'azienda con i suoi 1450 capi spalla giornalieri, si faccia interprete della tradizione sartoriale italiana e di come oggi, sia sempre più difficile trovare manodopera specializzata.
«Proprio da questa primavera, racconta Canali, abbiamo messo sul mercato una collezione sportiva più corposa. L'obiettivo è raddoppiare il volume dello sportswear in un paio d'anni portandolo al 25% del fatturato». Il gruppo, che realizza nei mercati esteri il 75% dei ricavi (di cui il 30% in Nord America e il 30% in Europa), oggi conta su una ventina di monomarca, di cui uno diretto a Milano, in via Verri, e gli altri in franchising. Dopo l'ultima apertura di San Pietroburgo sono in programma aperture a Parigi, Amsterdam, Miami e Tokyo.
Estratto da Affari & Finanza del 5/05/03 a cura di Pambianconews