Il settore italiano del mobile risulta costituito da più di 37mila imprese che impiegano circa 230mila addetti. La dimensione media in termini di dipendenti è, dunque, modesta (circa sei addetti per impresa) ed è espressiva di una struttura produttiva frammentata e di tipo artigianale. C'è una sola impresa, Natuzzi, quotata al NYSE ed un'altra, Nicoletti, che dovrebbe presentare i documenti per la quotazione nella primavera del 2003. Per il resto si tratta di aziende a gestione familiare, anche oltre certe soglie dimensionali (valga l'esempio delle famiglie Molteni e Scavolini).
Un caso a parte è quello di B&B Italia che è costituita da Divisione Casa, Divisione Maxalto e Divisione Contract (dal primo gennaio 2002) e che gestisce una consociata distributiva (B&B Italia USA). Nel dicembre 2002, la famiglia Busnelli, ha ceduto il 55% al fondo Opera promosso da Bulgari con l'obiettivo di consentire all'azienda di crescere grazie ad iniezione di risorse finanziare e di competenze commerciali e di marketing, in vista di una prossima quotazione.
Nel 2001, erano solo ventisei le imprese che superavano i 50 milioni di euro di fatturato nel settore dei mobili per la casa e per l'ufficio. La scarsa rilevanza delle imprese in termini di fatturato emerge anche da un confronto europeo realizzato nel 1998 dall'Unione europea arredatori, con la presenza, tra i principali concorrenti (19% della produzione europea), di solo sei imprese italiane (Natuzzi, Snaidero, Scavolini, Chateau D'Ax, Faram, Castelli).
Vedi tabella che segue
Estratto da Il Sole 24 Ore del 9/04/03 a cura di Pambianconews