I primi mesi del 2003 ci consegnano un quadro congiunturale dell'industria italiana dell'abbigliamento, maglieria e calzetteria (in avanti AMC) ancora debole, in cui stentano ad intravedersi segnali di inversione di tendenza. L'evoluzione attuale e prospettica del settore è infatti ancora pesantemente influenzata da fattori macroeconomici 'esogeni' (debolezza della ripresa dell'economia internazionale, stagnazione dei consumi finali in molti importanti mercati di destinazione, rafforzamento dell'euro, solo per citarne alcuni), a loro volta legati, in parte, agli sviluppi della guerra in Iraq. Nella fotografia realizzata sul campione di 230 aziende contattate da Sistema Moda Italia – sicuramente rappresentativo delle fasce medio-alte del settore, ma non necessariamente aderente alla realtà complessiva di un comparto in cui operano circa 50 mila aziende -, il 2002 si è chiuso con un fatturato in crescita dello 0,7% (dopo l'incremento del 2.4% del 2001). La produzione, dal canto suo, ha perso lo 0,7% (in questo caso il 2001 aveva visto una crescita del 2%). Tali risultati medi non sono certo soddisfacenti, anche se, come al solito, i dati medi fanno sintesi di realtà settoriali abbastanza diversificate; lo scorso anno, infatti, si è chiuso con incrementi di fatturato non trascurabili in vari segmenti (è il caso dell'abbigliamento in pelle e dei costumi da bagno, ma anche dell'intimo, della calzetteria femminile e dell'abbigliamento junior), mentre, all'opposto i settori più in sofferenza sono risultati quelli della maglieria, l'abbigliamento sportivo e le cravatte. Stazionario invece l'andamento dei 'grandi' comparti dell'abbigliamento esterno in tessuto.
Una situazione di complessiva stagnazione è quella che si prospetta anche per questa prima parte di 2003: le stime delle aziende su vendite e livelli produttivi nel primo trimestre dell'anno non sono infatti ottimistiche ed evidenziano solo la possibilità di non iniziare a perdere nuovamente terreno (per il primo trimestre dell'anno si stima infatti una flessione produttiva tendenziale dell'ordine dell'1% ed un incremento dello 0,5% nel fatturato). Questa situazione di stallo continuerà probabilmente a caratterizzare anche il secondo trimestre 2003: le prime indicazioni relative alla campagna ordini per la prossima stagione invernale lasciano infatti intravedere una sostanziale stabilizzazione sui livelli dell'A/I 2003 e quindi non sembrano creare spazio per significativi incrementi di attività produttiva e fatturato nei mesi precedenti la pausa estiva. Si tratta di indicazioni preliminari, raccolte ad inizio campagna, che quindi attendono conferma nei dati definitivi, specie in una fase in cui la prudenza dei retailer è molto elevata e si traduce in una riduzione dei lotti medi e nel progressivo spostamento verso fine campagna delle decisioni di acquisto. Ciò nonostante, il segnale che emerge è abbastanza univoco e, combinato con la revisione al ribasso di tutte le previsioni di crescita per l'anno in corso, induce spostare sempre più verso la fine del 2003 il momento di un possibile punto di svolta ciclica.
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