Non sempre delocalizzare può essere la scelta vincente. Ne sono convinti i calzaturieri dell'Acrib, l'associazione che riunisce i produttori del distretto della Riviera del Brenta, così come i loro colleghi dell'Assindustria di Bari. Tanto convinti da aver firmato un accordo di collaborazione con l'obiettivo di evitare che un patrimonio del made in Italy possa andare disperso.
Sul Brenta c'è storicamente una produzione di alta qualità: un migliaio di imprese lavora per griffes e negozi di tutto il mondo, con l'export che raggiunge l'89% su un fatturato di 1,7 miliardi di euro. Ma c'è anche un problema gravissimo legato a una sorta di #'crisi di vocazion'' e al ricambio generazionale, e le aziende sono costrette a fare i salti mortali per rispettare le commesse. In provincia di Bari, invece, la situazione è quasi opposta. C'è la più forte concentrazione di aziende del polo calzaturiero pugliese, 672 con oltre, 7.600 addetti; ci sono tre zone vocate attorno a Barletta, Trani e Molfetta; c'è una produzione che finora ha puntato solo sui volumi e oggi ha capito che per mantenere il mercato deve riconvertirsi alla qualità; e ci sono soprattutto molti giovani interessati a questa attività.
La collaborazione partirà dalla formazione e l'Acrib, che ha dato vita ad un Politecnico calzaturiero, ha già cominciato attraverso singoli associati a formare in Puglia figure particolarmente richieste come le orlatrici. «Anche sul fronte della collaborazione produttiva fra aziende, sottolinea Nicola Tupputi, vicepresidente dell'Anci, credo che l'asse fra Sud-Est e Nord-Est di fatto abbia cominciato ad essere operativo e possa dimostrare che operazioni di questo tipo creano più valore di una delocalizzazione».
Vedi tabella che segue
Estratto da Il Sole 24 Ore del 4/04/03 a cura di Pambianconews