I risultati del 2002 mostrano che i gruppi del Lusso hanno saputo reagire alla crisi economica mondiale tagliando i costi e aumentando l'efficenza.
Anche nel 2002 il ritorno degli utili operativi sul fatturato è alto e va dal 19,2% di Luxottica al 7% di Gucci (il gruppo, però, spesa l'avviamento delle società acquisite, cosi come It holding, 7,6%), mentre il ritorno degli utili netti sul fatturato è stato dell'11,9 per Luxottica, del 10 per Tod's, del 9,8 per Bulgari, dell'8,9 di Gucci fino allo 0,8% di It holding.
Bulgari, società romana della gioielleria, dice per esempio che «decisiva per l'aumento dell'utile operativo è stata un'attenta revisione dei processi operativi, che ha portato a un incremento di efficienza». Azioni che hanno permesso di ridurre i costi gestionali totali di circa il 6%. In particolare, su Bulgari ha influito positivamente il taglio degli investimenti pubblicitari, ridotti a 76 milioni di euro dai 102 milioni del 2001(-25%).
Anche Domenico De Sole, amministratore delegato di Gucci, parlando della maggiore divisione del gruppo, Gucci appunto, sottolinea che il risultato «è un tributo al nostro approccio disciplinato nella gestione del business nei momenti difficili, attraverso la riduzione dei costi e un'adeguata gestione del magazzino. Abbiamo ridotto, infatti, sia i saldi sia le spese operative pur continuando a sostenere il marchio Gucci».
Previsioni? Nessuno si sogna di farle. «Non mi azzardo dice De Sole, anche se sono molto ottimista sulla seconda parte dell'anno. La mia esperienza alla guida di Gucci mi ha dimostrato che, una volta finita la guerra, la situazione si riprende velocemente».
«Si aspettano tempi migliori», dice anche Tonino Perna, presidente di It holding, che pure spiega che per il suo gruppo, dopo un 2002 in significativo miglioramento, anche l'anno in corso è partito molto bene grazie soprattutto alla messa a punto definitiva dei progetti che riguardano il marchio Ferrè.
Estratto da CorrierEconomia del 31/03/03 a cura di Pambianconews