Consumi interni stabili, ma forte frenata dell'export: questa la radiografia 2002 dell'industria italiana della pelletteria. Dove spicca anche, a fronte di un crollo dell'export totale del 10% a 1.693 milioni di euro, l'invasione delle importazioni dalla Cina: la Repubblica popolare pesa per il 49,6% delle importazioni in valore (nei primi undici mesi del 2002), cioè oltre 59 milioni di euro, e addirittura per il 75,2% in quantità. Un trend che si sta trasformando in un vero e proprio allarme per il settore, anche se non va dimenticato che i dati scontano l'effetto del decentramento produttivo da parte di imprese italiane sul territorio cinese.
«L'andamento delle importazioni dalla Cina, spiega Mauro Muzzolon, direttore generale dell'Aimpes (l'associazione dei produttori) può rivelarsi un pericolo, anche perché percepiamo un tangibile innalzamento dello standard qualitativo della produzione. I cinesi hanno imparato a lavorare bene, ma fortunatamente almeno per la distribuzione devono ancora appoggiarsi a noi. Certo la qualità media nella #costruzione' si avvicina ormai a quella made in Italy, i pellami utilizzati sono spesso italiani, così come le componenti».
Comunque, a livello congiunturale, il 2002 è stato archiviato con un lieve incremento delle vendite sul mercato interno (+0,4% in volume, ma addirittura +4,8% in valore «per l'incremento dei prezzi trainato dall'euro», ammette Muzzolon), mentre le esportazioni hanno subito un crollo del 10% a 1.693 milioni di euro, con pesanti flessioni verso i tre principali mercati di destinazione. Negli Usa, infatti, l'export è calato del 16,4% a 251 milioni, in Giappone dell'8,7% a 247 milioni, in Svizzera del 16% a 229 milioni.
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Estratto da Il Sole 24 Ore del 19/03/03 a cura di Pambianconews