Nel 2002 la distanza che ha spesso caratterizzato le performance del Sistema Moda nel suo complesso e il settore tessile casa/arredo (in avanti TCA) si è confermata: infatti in un anno critico per tutto il tessile-abbigliamento italiano (e della sua parte tessile in particolare che archivia il 2002 con un fatturato in flessione del 5,2%, costi delle materie prime in crescita e, last but not least, notevoli problemi sul fronte occupazionale), il segmento tessile-casa-arredo è riuscito a mantenere in leggera crescita la propria produzione (+1,3%) che ha superato la soglia degli 1,7 miliardi di euro.
Questo risultato si è reso possibile grazie a un andamento meno penalizzante per entrambe le fonti di domanda ma, soprattutto, per l'andamento espansivo che ha caratterizzato i consumi interni che continuano ad assorbire poco meno dei 2/3 della produzione nazionale complessiva.
Sul fronte delle esportazioni, infatti, anche il TCA italiano – al settimo posto nella classifica dei maggiori esportatori mondiali – ha sofferto di una riduzione della capacità di assorbimento di tre dei cinque maggiori mercati di sbocco (Francia, Germania e Regno Unito) compensata solo in parte dalla sorprendente tenuta del mercato USA e di quello svizzero. L'incremento del fatturato �americano� del TCA nei primi dieci mesi dello scorso anno è stato del +2,4%, ma il segmento della biancheria della casa in cotone/lino ha ottenuto incrementi in valore vicini al 40%, pur accettando riduzioni non trascurabili sul fronte dei prezzi medi.
Si stima che complessivamente il 2002 si sia chiuso con esportazioni in flessione del -3,3%, risultato che fa tuttavia sintesi di andamenti abbastanza diversificati fra i diversi sotto-comparti. Le informazioni ISTAT più aggiornate mostrano infatti dinamiche soddisfacenti per il �piccolo� segmento della biancheria da bagno (+7,6% l'incremento delle vendite estere registrato da una nicchia che contribuisce per l'8% al fatturato estero complessivo del TCA), una tenuta (+0,5%) della biancheria da cucina (che rappresenta l'11% circa delle esportazioni totali) e cali consistenti nei comparti trainanti della biancheria da letto (-3,4%) e del tessile d'arredo che, congiuntamente, generano i 4/5 delle esportazioni complessive.
I dati relativi alle quantità esportate sono risultati più penalizzanti a testimonianza di strategie aziendali che, in media, hanno privilegiato la difesa dei margini lordi rispetto alle quote di mercato.
Complessivamente, la quota delle esportazioni sul fatturato (37,6%) si è confermata inferiore rispetto alla media che caratterizza il Sistema Moda, ormai superiore al 60%.
Il mercato occidentale del tessile casa continua infatti a presentare caratteristiche strutturali che tendono a limitare lo sviluppo del commercio internazionale: il miliardo di persone che ha redditi annui compresi fra i 30 ed i 40 mila dollari, infatti, mentre spende circa 800 $ l'anno per l'abbigliamento, non destina alla biancheria per la casa più di 25 $. Inoltre, nel mondo si dorme in maniera diversa (forma e dimensioni delle federe, ecc.) e questo obbliga le aziende del settore a valutare molto attentamente le potenzialità dei diversi mercati prima di decidere se realizzare campionari ad hoc.
Per ciò che riguarda i flussi in entrata, lo scorso anno si è registrata una certa dinamicità, soprattutto per quanto riguarda i quantitativi che, nei primi dieci mesi del 2002, hanno registrato incrementi superiori al 6%, mentre l'aumento delle importazioni in valore non ha superato l'1%. Cina, India e Pakistan sono risultati i tre maggiori fornitori (in volume), mentre per ciò che riguarda i controvalori, la Cina si conferma al primo posto, ma è la Turchia il secondo fornitore con flussi in ingresso per poco meno di 35 milioni di Euro.
Per quanto riguarda la Cina, preoccupa il forte incremento registrato nelle quantità (+24,6%) a fronte di una scarsissima dinamicità dei flussi in valore (1,7%): un indicatore molto evidente della strategia di prezzo molto aggressiva adottata dal gigante asiatico.
La debole crescita delle importazioni in valore, in un contesto di consumi in aumento più accelerato, si è tradotta in una flessione del rapporto di import penetration che si è riportato sotto la soglia del 24%.
Con esportazioni in leggera flessione e importazioni in debole crescita, il 2002 si stima si sia chiuso con un peggioramento del saldo commerciale settoriale che, tuttavia, continua a stazionare attorno al punto di pareggio.
Le soddisfazioni maggiori per l'industria nazionale sono tuttavia venute, lo scorso anno, dai consumi interni: nel 2002 le famiglie italiane hanno infatti acquistato prodotti TCA per un controvalore di oltre 1,37 miliardi di euro (mentre la stima dei consumi complessivi superiori ai 2,75 mld. riportata in Tabella 1 fa riferimento all'intera collettività nazionale e cerca di tener conto dei consumi extra-familiari come quelli di alberghi, ristoranti, ospedali, FS ecc.), con un incremento, a prezzi correnti, del 2,4% rispetto al 2001. Nel segmento biancheria i comparti più dinamici sono risultati quello della teleria da letto (+4,5%), della biancheria da bagno e da cucina (entrambi +4,3%), mentre quasi stazionari sono risultati i consumi di coperture da letto e biancheria da tavola.
Il comparto arredamento ha invece mostrato solo una lieve crescita in valore (0,9%) attestandosi a 363 milioni di euro, penalizzato da un andamento in flessione dei prezzi (-0,8%) che ha sterilizzato buona parte degli incrementi registrati sul fronte delle quantità (1,7%).
Questa maggior dinamicità dei consumi di tessile-casa rispetto alla media che ha caratterizzato l'abbigliamento nel suo complesso conferma, almeno in parte, l'emergere di una tendenza verso una leggera ridefinizione del mix di spesa delle famiglie italiane favorevole al tessile casa.