«Meno male che c'è il Giappone» commenta Giorgio Cannara, presidente dei pellettieri italiani. «Nonostante questo mercato sia attanagliato da una crisi economica ormai decennale, nonostante la debolezza dello yen, rimane ancora un'isola felice, sicuramente il mercato su cui si concentrano le aspettative di quei produttori italiani di borse con marchi di fascia medioalta». Sta di fatto che i consumi giapponesi, in una cornice di crisi generalizzata, non vanno poi così male. Sarà perché i giapponesi viaggiano meno e quindi comprano di più a casa loro, sarà perché gli altri mercati tradizionali del made in Italy, come gli Usa e soprattutto la Germania, non lasciano intravedere spiragli di crescita, sarà perché i consumi del mercato italiano continuano a calare.
Accanto alla pelletteria di Louis Vuitton, Gucci ed Hermes che occupano quote di mercato importanti in Giappone in questo momento stanno crescendo marchi come Tod's e l'americana Coach. Ma c'è un certo numero di marchi italiani che, posizionati dopo le luxury brand, dopo anni di investimento in questo mercato stanno portando a casa dei risultati incoraggianti. «In generale sembra che il Giappone sia in ripresa, commenta Giovanna Furlanetto, titolare di Furla. Per quanto ci riguarda siamo in questo mercato da dieci anni e adesso registriamo i primi frutti. Facciamo il 20% del nostro fatturato, circa dieci milioni di euro che l'anno scorso hanno registrato un incremento del 20%».
Segnali di crescita li segnala anche un altro marchio che ha radici storiche in Giappone come Gherardini. «L'anno scorso abbiamo registrato un incremento del 15% e per quest'anno abbiamo preventivato un +20%» commenta Alessandro Rossi, amministratore delegato di Gherardini del gruppo Danilo Dolci. Il marchio ha lavorato con questo mercato sin dalla sua nascita, una cinquantina d'anni fa. Oggi realizza il 40% dei ricavi pari complessivamente a 20 milioni di euro.
Estratto da Affari & Finanza del 17/03/03 a cura di Pambianconews