Lvmh chiude il 2002 con una strepitosa crescita degli utili netti, a 556 milioni di euro, rispetto agli appena 10 milioni del 2001, grazie alle vendite del Moet & Chandon e ai risultati positivi delle sue maison più blasonate. Il fatturato è salito a livello globale del 4% a 12,69 miliardi di euro. In Giappone le vendite sono addirittura cresciute del 15%, grazie soprattutto al nuovo mega-store da 10 piani che la società francese ha aperto a Tokio. Lvmh inoltre sottolineato come il debito netto sia stato ridotto di 1,8 miliardi di euro, a 5,8 miliardi. Per brindare ai risultati positivi, il gruppo, guidato da
Bernard Arnault, pensa di proporre un dividendo di 80 centesimi, in rialzo del 7% rispetto a quello staccato nel 2001.
Il segreto del successo della società del lusso è stato concentrarsi sui marchi più redditizi o quelli a più alto potenziale. Louis Vuitton, l�azienda centenaria nota per le borse griffate con monogramma LV, ha registrato una crescita delle vendite sia in Europa che negli Stati Uniti. A livello globale il settore della moda e della pelle ha visto crescere del 22% le vendite lo scorso anno.
La strategia di dismissione continuerà anche in futuro, come afferma lo stesso patron Arnault. La prima della lista dovrebbe essere la catena di duty free Dfs, sebbene la società dovrà essere risanata, prima di pensare ad una cessione. Stesso destino per la catena di profumerie Sephora. Resta incerto invece il futuro di Fendi. Lvmh vuole ancora dare una possibilità alla casa di moda italiana di diventare un numero uno nel nostro Paese prima di pianificare una eventuale vendita. La prova del nove, anche in questo caso, dovranno essere i profitti.
Estratto da Affari & Finanza del 10/03/03 a cura di Pambianconews