Per Franco Pené, presidente della Gibò, Antonio Berardi è un nome su cui puntare, soprattutto a livello distributivo: #'Crediamo molto, come per tutte le nostre griffe, nelle potenzialità di Antonio. Ecco perché il nostro piano di sviluppo punta ad un raddoppio dei punti vendita da qui a tre anni''. E i numeri parlano di circa 100 doors nel mondo con la collezione in corso e, quindi, di 200 entro il 2005, con un obiettivo di fatturato di 12 milioni di euro.
''Non puntiamo a localizzare la strategia. Il tipo di collezioni riguarda più un certo tipo di donna, realtà che si trova dovunque nel mondo. Dappertutto ci sono sensibilità in sintonia con le proposte di Berardi. Bisogna saperle apprezzare e capire''. Medesima filosofia per gli altri marchi dell'azienda (Chalayan, Wiktor & Rolf, tra gli altri) che conta, oltre allo storico stabilimento toscano, anche un'unità produttiva a Bergamo. Stesse donne per tutte le collezioni? #'Assolutamente no. Non sono clienti con la stessa sensibilità, ma con dei gusti sempre ben definiti, particolarmente raffinati e attenti. La donna che veste Chalayan può non scegliere Berardi. L'unica cosa che sicuramente ha in comune è il tipo di approccio che ha con il vestire; non è mai influenzato dalla massa e cerca qualcosa di veramente esclusivo''.
Nessuna nuova griffe in vista, gli investimenti puntano più all'allargamento della base produttiva che all'arricchimento del #pacchetto licenze'. Strategia premiante considerate le previsioni di crescita per il 2003 che parlano di 55 milioni di euro di fatturato rispetto ai 44 milioni (con 9 milioni di utili) dell'anno scorso, previsione già confermata dalle vendite per l'inverno prossimo delle collezioni uomo. Il pensiero finale corre alla linea di casa Gibo disegnata da Julie Verhoeven che ha visto il debutto a Londra nel settembre 2002: #'Dopo l'apertura della prima boutique a Londra inaugurata il mese scorso sarà la volta di Milano con un monomarca a settembre di quest'anno''.
Estratto da Modaonline.it del 3/03/03 a cura di Pambianconews