La nuova licenza pluriennale per gli occhiali con Safilo, annunciata nelle scorse settimane, dovrebbe essere l’ultimo tassello nel piano di sviluppo della Giorgio Armani come family company decisa a restare indipendente sul mercato della moda e del lusso. Negli ultimi tre anni, dopo avere pianificato il delisting della controllata Simint, lo stilista di via Borgonuovo si è concentrato sulla ristrutturazione del gruppo, puntando su un controllo sempre più diretto della filiera produttiva non soltanto nell'abbigliamento, core business dell'attività, ma anche nella maglieria, nella pelletteria e nelle scarpe.
Ma gli investimenti sono stati dedicati anche alla distribuzione, con un totale investito nel 2002 di 80 milioni di euro e nell'ultimo triennio di oltre 500 milioni di euro. Interamente autofinanziati: ed è questo uno dei vantaggi competitivi di Armani in un contesto economico difficile per tutto il settore. Negli ultimi tre anni la crescita media del fatturato si è aggirata sul 15% l'anno, mentre nel 2002 lo stilista si è dovuto ‘accontentare’ di un aumento del 2,3% a 1.300 milioni di euro (preconsuntivo).
A dispetto della congiuntura economica internazionale, Armani è «ottimista sul fatto che la
strategia estremamente disciplinata adottata dal gruppo, finalizzata a garantire la crescita nel lungo termine con grande attenzione al controllo dei costi, garantirà un 2003 positivo caratterizzato da ricavi e redditività in crescita». Nei prossimi mesi Armani dovrebbe anche uscire dal consiglio di amministrazione della Luxottica, dove siede in quanto azionista con il 5 per cento. Lo stilista, passando sotto l'ombrello di Safilo, ha dichiarato di volere rimanere socio del colosso di Agordo. Ma è difficile che Leonardo Del Vecchio gli consenta ancora di essere membro del board.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 26/02/03 a cura di Pambianconews