Anche l'ultima invenzione per un tessuto delicato come il cashmere porta una firma cinese, quella di Erdos, il maggior gruppo di cashmere della Cina, ed è stata annunciata dai giornali del Paese pochi giorni fa. Erdos è un'azienda pubblica che lavora con criteri privati. E, soprattutto, che acquista le migliori macchine tessili che esistono sul mercato: quelle italiane.
Il tessile abbigliamento cinese sta crescendo a ritmi sostenuti e il punto è che sta crescendo anche nella qualità. Perché per esportare sui mercati occidentali oggi non basta più essere competitivi sul prezzo. Servono anche buoni prodotti, come ha confermato Wang Linxiang, presidente di Erdos: «Questo nuovo passo avanti tecnologico è una delle nostre strategie per aumentare le quote del cashmere cinese sui mercati internazionali». L'effetto dell'impegno dei gruppi cinesi si è visto se, come è successo lo scorso anno, le esportazioni di tessile-abbigliamento dalla Cina agli Stati Uniti sono aumentate (in quantità) del 109%, finendo per insidiare il primato del Messico (l'export dall'Italia agli Usa nello stesso periodo è diminuito del 3,7%).
«Abbiamo poche armi di difesa, dove arrivano i cinesi ci sono solo loro, dice Mario Boselli, presidente della Camera nazionale della moda. Bisogna accettare la logica che certi prodotti, quelli di fascia più bassa e più standardizzati, siano cinesi. E che gli altri, più alti e sofisticati, dove bisogna proporsi con un'immagine coerente del made in Italy, siano nostri».
Estratto da CorrierEconomia del 20/01/03 a cura di Pambianconews