I consumi di abbigliamento maschile torneranno a crescere a un ritmo superiore al 3%, ma soltanto nella seconda parte dell'anno. Dopo un 2002 difficile, che ha fatto registrare una flessione del 2% nei ricavi delle aziende, il comparto dovrebbe imboccare definitivamente la strada della ripresa a partire dalla prossima stagione autunno-inverno.
La previsione è di AcNielsen, ed è contenuta nell'analisi sull'andamento del settore tessile-abbigliamento elaborata dal Centro studi di Sistema Moda Italia, diffusa da Pitti Immagine alla vigilia delta 63esima rassegna internazionale di Pitti Immagine Uomo.
L'anno scorso, il comparto ha realizzato un fatturato di poco inferiore ai 7,7 miliardi di euro, pari al 27% circa delle vendite complessive di abbigliamento made in Italy, e il calo rispetto ai 7,8 miliardi del 2001 è stato determinato soprattutto dal crollo dei mercati tedesco a americano (i due più importanti per le nostre esportazioni) che hanno ceduto rispettivamente l'11,1% e il 23,4%. «Particolarmente significativa la caduta del mercato americano che ha visto ridursi dal 16% al 12,8% il proprio peso relativo nella struttura dell'export italiano», sottolinea la nota di Pitti Immagine.
E, sempre secondo le indicazioni dell'indagine AcNielsen, dal punto di vista dell'offerta la moda maschile potrebbe scoprire il segmento di clientela di età medio-adulta, più penalizzata in questi ultimi anni di casualwear. «Usciamo da un anno e mezzo di congiuntura negativa, ma i dati a disposizione e l'attesa degli operatori indican o che la ripresa non dovrebbe essere lontana, commenta Gaetano Marzotto, presidente di Pitti Immagine. Nei prossimi mesi dovremo puntare sugli investimenti, togliendo il freno alle imprese: ci deve guidare un sano ottimismo, che deriva dalla consapevolezza della forza del nostro sistema produttivo».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 8/01/03 a cura di Pambianconews