Quando, in autunno, Vittorio Coin fu nominato dal consiglio coamministratore delegato del gruppo, molti saltarono sulla sedia: come mai Paolo Ricotti, un manager lungamente apprezzato, all'interno e dal mercato, proprio per la sua indipendenza dalla proprietà, viene affiancato da un esponente della famiglia? E a lungo erano circolati dubbi sulle ragioni di una scelta apparentemente poco comprensibile, che poteva essere letta alternativamente come una sorta di messa sotto tutela del top manager o, al contrario, come la decisione propedeutica all'uscita dal gruppo di un amministratore stanco delle lotte tra i due fratelli Coin.
Ma la realtà, se verranno confermate dai fatti le ampie indiscrezioni che circolano sulla piazza finanziaria, è mille miglia lontana da entrambe le ipotesi: Ricotti è stato affiancato da Vittorio Coin perché entro pochi mesi, diciamo nel primo trimestre del 2003, da manager diventerà azionista del marchio Coin, scorporato dal gruppo e rilevato con un classico management buy out insieme al fondo di private equity Bridge point.
Le incognite sono ancora molte, anche perché i passaggi tecnici per arrivare allo scorporo e alla vendita sono numerosi, ma se tutto filerà liscio Ricotti rileverà i 72 punti vendita Coin e con il ricavato Vittorio pagherà il fratello Piergiorgio, rilevandone le quote nell'accomandita di famiglia che controlla il gruppo. Sul titolo verrà poi lanciata l'opa: già un anno e mezzo fa infatti la Consob aveva informalmente chiarito che se fosse cambiata la composizione azionaria dell'accomandita a monte della società quotata doveva essere lanciata un'offerta rivolta a tutto il mercato.
Estratto da Affari & Finanza del 16-12-02 a cura di Pambianconews