Un 2002 all'insegna del calo della produzione e dell'export, sia a monte che a valle della filiera. Il 2003, compromesso, resterà debole. Solo dal 2004 il Sistema moda potrà recuperare una crescita vicina al 2%.
Questo lo scenario delineato da Gregorio De Felice, responsabile studi e analisi finanziaria di IntesaBci, al convegno 'Nuovi scenari della moda' organizzato da Pambianco Strategie di Impresa e dal colosso del credito.
Per i produttori di beni di consumo a fine anno la domanda interna dovrebbe risultare stazionaria a +0,2% e le importazioni in aumento del 7,8%, con un calo della produzione dell'1,9%.
I valori complessivi del lusso sono scesi – secondo Carlo Pambianco – da 45 miliardi di euro nel 2001 a 42 nel 2002. Rispetto ai primi sei mesi del 2001 l'export italiano è diminuito del 5,1% nell'abbigliamento, del 9,5% nelle calzature, del 5,6% nella pelletteria e del 4,8% nei gioielli, per un calo totale del 6,2%. Rimangono su livelli elevati gli utili netti delle imprese del made in Italy, attorno al 6-7%.
E il consumatore come è cambiato? Ha meno potere d'acquisto, è più prudente e selettivo, meno fedele, capace di passare da Gucci aZara, premiando le aziende di fascia più commerciale.
Incerto lo scenario futuro del settore, condizionato da fattori esterni che frenano i consumi e modificano le strategie.
E il lusso si arrocca nel superlusso mentre la fascia medio-alta subisce erosioni dalla fascia media.