La moda annoia. A novembre le vetrine risplendono di cappotti, giacche a vento, piumini, collettoni di pelliccia che occhieggiano dalle pubblicità e dalle boutique, fuori ormai dalla metà di giugno. Sono gli stessi giubbotti, paltò, eccetera, che erano saliti in passerella a gennaio (per il pr�t-à-porter uomo) e febbraio (per il pr�t-à-porter donna), e immaginati, disegnati, studiati almeno tre mesi prima.
Ora se la moda è comunicazione, c'è da chiedersi se non comunichi qualcosa che, in un certo senso, nasce strutturalmente datato.
è un ragionamento sul quale Mario Boselli, presidente della Camera nazionale della moda, è tornato più volte in questi mesi, da quando il gruppo spagnolo Zara ha aperto il megastore, campione di incassi, a Milano. «In teoria Zara può progettare, produrre e distribuire un abito in due settimane. Ammettiamo pure che ci sia un pò di propaganda e ne servano quattro. Questo significa 12 collezioni all'anno: attualità assoluta. Certo, anche in Italia ci sono specialisti della produzione accelerata, soprattutto chi fa la moda giovane a Roma e dintorni. Ma io credo che sia un problema generale, accentuato dall'enorme ricaduta mediatica: si cominciano a vedere le immagini delle collezioni fin dal giorno dopo lo show e si continua per mesi, al punto che quando finalmente i capi sono in vendita l'impressione di novità è sostituita da un vago senso di déjà vu». Ma nel mondo della moda, qualcosa comincia a muoversi.
A partire proprio da Giorgio Armani, che, iniziando da quel sensore delicato che sono i negozi, ha percepito l'esigenza di dare una maggiore freschezza alla sua linea di grande diffusione, Armani Jeans. Così è nato il progetto Index, una selezione che avverrà più volte all'anno di otto, dieci pezzi curata personalmente dallo stilista, scegliendo i capi più estrosi e sottolineandone l'originalità.
Marni, il marchio di tendenza che più entusiasma gli americani, si fa forte, come spiega l'amministratore delegato Gianni Castiglioni, delle sue dimensioni contenute. «Parliamo della prossima primavera/estate? Quando gli altri consegnano la pre-collezione, a gennaio, noi siamo già in grado di dare la linea fashion, quella che ha sfilato, anticipando gli altri di almeno un mese».
Consegna addirittura a gennaio la Margon, una di quelle piccole aziende che all'estero, dove esporta il 90% dei 40 mila capi che produce ogni anno, fanno la fama del pr�t-à-porter italiano. Fiorella Maronati, che con il marito Gianfranco ha fondato l'azienda nel '65 e oggi supervisiona il team creativo, racconta che ogni collezione è suddivisa in sei temi. «Il primo, quello che una volta veniva chiamato “crociera”, è a disposizione dei negozi subito dopo la fine di novembre. Così, chi passa le vacanze di Natale nei Paesi più caldi, può trovare qualcosa di nuovo, con un bell'anticipo sulla collezione di primavera, che arriva alle fine di gennaio».
Nel processo di riflessione su tempi e modi della filiera auspicato da Boselli, la tecnologia occupa un posto di tutto rispetto. La Hilton Vestimenta di Trento, per esempio, si è attrezzata all'interno con una macchina per il controllo qualità dei tessuti, che in genere viene svolto da aziende esterne, risparmiando una settimana sul ciclo di lavorazione.
Mentre alla Marioboselli Jersey, che produce anche una linea di abbigliamento (Boselli Linea x), il ciclo si è ridotto a 25 giorni, grazie al procedimento Seanless: dal filo al capo preconfezionato, intervenendo con una, massimo tre cuciture.
Ma Tonino Perna, presidente di It holding (un modello unico di business che dalla produzione di jeans lo ha portato alla creazione di un importante gruppo multibrand), coltiva un'idea più radicale. «Se il problema deriva da una sovraesposizione mediatica, potrebbe essere necessario attenuarla e ricreare un alone di riservatezza. Penso che le sfilate dovrebbero svolgersi a porte chiuse, con un numero ridotto di spettatori, mentre le fotografie e le riprese televisive potrebbero essere bloccate fino all'inizio della stagione alla quale si riferiscono, come accadeva con l'alta moda. Ma essendo i tempi cambiati, sarebbe divertente a quel punto allestire una grande sfilata aperta al pubblico».