Fare meglio quello che si sa già fare bene. E recuperare redditività per gli azionisti. Ma anche disfarsi delle attività che non sono strategiche. Come i pattini di Rollerblade e le racchette di Prince o come gli scarponi e gli sci Nordica. Eccola, in estrema sintesi, la strategia del gruppo Benetton per il prossimo futuro. In questo quadro poco importa se la razionalizzazione avverrà con la vendita dei marchi sportivi oppure attraverso una o più joint venture con partner specialisti del settore. Il concetto di fondo è lo stesso: Benetton vuole concentrarsi nel «core business» ridimensionando le attività lontane dalla sua tradizione e dalle sue competenze. In pole position per acquistare le griffe dello Sportsystem ci sarebbero due candidati: l’azienda a proprietà austroamericana Head e la Tecnica di Montebelluna.
Per capire quanto sta accadendo vale la pena di dare un’occhiata ai conti dell’ultima semestrale del gruppo. Ebbene, la società è andata un po’ meglio dello stesso periodo del 2001. Ad esempio gli utili netti sono cresciuti da 54 a 60 milioni di euro. Contemporaneamente, però, il giro d’affari è calato da 1,044 miliardi a 1,002 miliardi di euro. Due i motivi: la vendita della società manifatturiera Color Service (2 per cento del fatturato) e la ristrutturazione del settore sportivo costretto a diminuire le vendite per recuperare redditività.
Certo, i dati di Benetton sono buoni e appaiono in via di miglioramento. Anche se il risultato operativo (135 milioni circa) è in calo di quasi il 4 per cento. E allora? Come segnalano alcuni analisti, lo sport, ovvero la produzione di articoli sportivi per i marchi Rollerblade, Nordica e Prince non fa bene ai conti del gruppo. Anzi, secondo le stime degli esperti se il gruppo fosse concentrato solo sull’abbigliamento il risultato operativo (13,5 per cento del giro d’affari) crescerebbe di circa quattro punti.
Ce n’è abbastanza, dunque, per capire come la via d’uscita sia obbligata. E come l’intervista concessa da Gilberto Benetton al quotidiano tedesco Handelsblatt (prontamente ridimensionata dal gruppo italiano) in cui si parlava di «alcune buone offerte» per la vendita dello sport abbia galvanizzato i mercati facendo schizzare all’insù i titoli del gruppo.